Un’esperienza comune a molti ragazzi è quella di dover subire l’incomprensione di un mondo adulto che non li capisce e che, secondo loro, impedisce quella libertà che li renderebbe felici.
A volte questo è vero, altre volte la “mancanza di libertà” altro non è che un cammino di crescita che la famiglia propone ai ragazzi per condurli ben preparati all’età adulta.
Proponiamo qui un’ampia scelta di brani tratti dal romanzo Il Signore delle Mosche di William Golding che può aiutarci a riflettere sul rischio che deriva, invece, da un uso della libertà non aiutato da positivi condizionamenti.
Protagonisti del romanzo sono un gruppo di bambini e ragazzi che, in seguito a un disastro aereo si ritrovano su un’isola deserta, soli, senza nessun adulto.
Parrebbe la situazione ideale per sperimentare un’organizzazione sociale fondata sulla libertà, ma a poco a poco il gruppo cade preda di istinti aggressivi, capaci di distruggere qualsiasi forma di solidarietà.
Dal romanzo è stato tratto anche un film , altrettanto avvincente e drammatico.
♦ Riportiamo qui una breve antologia di brani tratti dal romanzo che potrai leggere e discutere con i tuoi compagni, aiutandoti con gli Impariamo facendo collegati al testo.
1. La gioia di essere liberi
Ralph, il ragazzo dai capelli biondi si calò giù per l'ultimo tratto di roccia e cominciò a farsi strada verso la laguna. Benché si fosse tolto la maglia della scuola, che ora gli penzolava da una mano, la camicia grigia gli stava appiccicata addosso, e i capelli gli erano come incollati sulla fronte. Tutt'intorno a lui il lungo solco scavato nella giungla era un bagno a vapore.
Procedeva a fatica tra le piante rampicanti e i tronchi spezzati, quando un uccello, una visione di rosso e di giallo, gli saettò davanti con un grido da strega; e un altro grido gli fece eco: «Ohè! Aspetta un po'!».
Qualcosa scuoteva il sottobosco da una parte del solco, e cadde crepitando una
pioggia di gocce.
«Aspetta un po'» diceva una voce, «mi sono impigliato».
Il ragazzo biondo si fermò e si tirò su le calze con un gesto meccanico: per un momento la giungla prese un'aria di provincia inglese.
La voce parlò di nuovo: «Non posso quasi muovermi, con tutti questi rampicanti».
Chi parlava uscì dal sottobosco camminando all'indietro tra i rametti che gli graffiavano la giacca a vento sporca di grasso. Aveva le ginocchia nude grassocce, graffiate dalle spine. Si chinò, tolse le spine con cura e si voltò. Era più piccolo del ragazzo biondo, e molto grasso. Venne avanti, studiando attentamente dove mettere i piedi, e guardò in su. Aveva dei grossi occhiali.
«Dov'è l'uomo col megafono?».
Il ragazzo biondo scosse la testa.
«Questa è un'isola. Almeno, credo che sia un'isola. Quella là nel mare è una scogliera. Forse di grandi non ce n'è in nessun posto».
Piggy, il ragazzo grasso, sembrò scosso.
«C'era quel pilota. Ma non era coi passeggeri, era su nella cabina davanti».
Il biondo guardava la scogliera strizzando gli occhi.
«Tutti quegli altri bambini», continuò il grasso, «qualcuno dev'essere venuto fuori. Qualcuno sì, non è vero?».
Il biondo si diresse verso l'acqua con l'aria più indifferente che poteva. Cercava di tenere le distanze, ma senza mostrarsi del tutto privo d'interesse. Il grasso si affrettò a tenergli dietro.
«Di grandi non ce n'è neanche uno?».
«Credo di no».
Il biondo disse queste parole con solennità; ma poi fu sopraffatto dalla gioia di un'ambizione realizzata. Fece una capriola in mezzo al solco, e una smorfia al ragazzo grasso.
«Neanche un grande!».
[…]
Una frangia di palme sorgeva sulla spiaggia: dritte o inclinate o per traverso, le palme spiccavano contro luce, con le loro piume verdi alte nell'aria. Il suolo sotto di esse era ricoperto di erbacce: dappertutto c'erano alberi caduti, noci di cocco marce e germogli di palma. Dietro c'era il buio della foresta vera e propria, e la ferita del solco.
Ralph, il ragazzo in piedi, una mano contro un tronco grigio, strizzò gli occhi verso l'acqua abbagliante. Laggiù, forse a un miglio di distanza, una scogliera di corallo biancheggiava di spuma, e al di là c'era il mare
aperto, blu scuro. Dentro l'arco irregolare di corallo, la laguna era ferma come un lago di montagna, con tutte le sfumature del blu, del verde, del viola. La spiaggia, tra la terrazza delle palme e l'acqua, era una sottile striscia arcuata che sembrava senza fine, perché alla sinistra di Ralph la prospettiva delle palme, della spiaggia e dell'acqua si perdeva all'infinito; e il caldo incombeva su tutto, quasi visibile.
Saltò giù dalla terrazza. La sabbia ricoprì le sue scarpe nere e il caldo lo assalì.
Si accorse che gli abiti pesavano, buttò via le scarpe a calci e si tolse rapidamente una calza dopo l'altra facendo schioccare gli elastici. Poi tornò d'un salto sulla terrazza, si tolse la camicia tra le noci di cocco simili a teschi, e sulla sua pelle si disegnarono le ombre verdi delle palme e della foresta. Slacciò la fibbia della cintura, si tirò via i calzoni e le mutande, e rimase nudo, a guardare la spiaggia abbagliante e l'acqua.
Non aveva più la pancia sporgente dei bambini, perché era abbastanza grande dodici anni e qualche mese; ma non aveva ancora la goffaggine degli adolescenti.
Le spalle larghe e quadrate parevano annunciare un futuro campione di pugilato, ma c'era un contrasto nella dolcezza della bocca e degli occhi.
Accarezzò un momento il tronco di palma e, costretto alla fine a credere alla realtà dell'isola, rise di nuovo di gioia e fece un'altra capriola.
Tornò in piedi con destrezza, saltò giù sulla spiaggia, s'inginocchiò, raccolse a piene mani la sabbia e se la strofinò sul petto. Poi si sedette e guardò l'acqua con occhi eccitati, lucenti.
Impariamo facendo
«Neanche un grande!» Rispondi: ● Perché tanta gioia nelle parole del ragazzo biondo? ● Sai raccontare una situazione in cui la presenza di un «grande» ti ha impedito di sentirti libero? ● Sai descrivere una situazione in cui la vicinanza di un adulto non ti ha impedito la libertà? |
Impariamo facendo
Ralph «rise di nuovo con gioia» Rispondi: ● Perché Ralph è così felice? ● Ti piacerebbe essere al suo posto? |
2. L’attimo della scelta
Dove la foresta cominciava a farsi più folta, tra il tonfo dei piedi stanchi sul sentiero, si udì un rumore, uno squittìo e un battere duro di zoccoli sul suolo. Si spinsero avanti, e lo squittìo divenne frenetico. Trovarono un porcellino impigliato in un intrico di rampicanti: si avventava contro quei cordoni elastici, impazzito dal terrore. Aveva una voce sottile, insistente, pungente come un ago.
I tre ragazzi corsero avanti e Jack levò in aria il coltello, facendo roteare il braccio con gesto teatrale.
Ci fu una pausa, un intervallo: il maialino continuava a gridare e i rampicanti a tendersi e la lama a sfavillare in cima al braccio ossuto. La pausa fu abbastanza lunga perché si capisse che enormità sarebbe stato quel colpo dall'alto in basso: poi il porcellino si liberò dai rampicanti e scappò via nel sottobosco. Essi rimasero a guardarsi l'un l'altro e a guardare la scena di tanto terrore. Sotto le lentiggini la faccia di Jack era bianca. Si rese conto che teneva ancora il coltello alzato, e abbassò il braccio, ripose la lama nel fodero. Poi tutti e tre risero senza vergogna e cominciarono ad arrampicarsi verso il sentiero che avevano lasciato.
«Sceglievo il punto buono», disse Jack. «Aspettavo solo un momento per decidere dove colpirlo».
«I maiali si infilzano con un bastone», disse Ralph con ferocia. «Lo sanno tutti, che i maiali si infilzano con un bastone».
«Ai maiali si taglia la gola per fare uscire il sangue», disse Jack, «altrimenti la carne non si può mangiare».
«E perché tu non l'hai...?».
Lo sapevano benissimo perché non l'aveva colpito: per quell'enormità del coltello che scendeva a immergersi nella carne viva, per quella cosa insopportabile, quel sangue.
«Stavo per colpirlo», disse Jack. Egli era davanti a loro ed essi non potevano vedergli il volto. «Sceglievo il punto buono. Un'altra volta...!». Sfoderò il coltello d'un colpo e lo conficcò in un tronco d'albero. Un'altra volta, niente pietà.
Jack si guardò intorno con aria feroce, sfidandoli a contraddirlo. Poi emersero nella luce del sole e
per un po' si affaccendarono a cercar cibo e a divorarlo, mentre scendevano giù per il solco verso la piattaforma e l'adunata.
Impariamo facendo
«Jack si guardò intorno con aria feroce»
● Cosa aveva trattenuto Jack dall’uccidere il maialino? ● Quali sentimenti cominciano ad emergere dal cuore di Jack? |
3. Nasce la società
Il sole del pomeriggio splendeva e la maggior parte dei ragazzi, rendendosi conto troppo tardi che il sole scottava, si erano rivestiti.
Ralph si sedette su un tronco abbattuto, col sole alla sinistra. Alla sua destra c'erano quasi tutti i ragazzi del coro, alla sua sinistra i ragazzi più grandi che prima dello sfollamento non si conoscevano, davanti a lui i bambini piccoli accoccolati nell'erba.
Silenzio, ora. Ralph sollevò la conchiglia bianca e rosa all'altezza delle ginocchia, mentre una brezza improvvisa spargeva luce qua e là sulla piattaforma. Era incerto se alzarsi in piedi o restar seduto.
Guardò di sottecchi a sinistra, verso la piscina. Piggy era seduto lì vicino, ma non dava aiuto.
Ralph si schiarì la gola: «Dunque».
D'improvviso si trovò capace di parlar spedito e di spiegare ciò che voleva dire.
Si passò una mano tra i capelli biondi e parlò:
«Siamo su un'isola. Siamo stati in cima alla montagna e abbiamo visto acqua tutto intorno. Non abbiamo visto né case, né fumo, né impronte, né barche, né gente. Siamo su un'isola disabitata, dove non ci siamo che noi.»
Jack s'intromise: Ma ci vuol sempre un esercito. Per andare a caccia. A caccia di maiali...»-
«Sì. Ci sono dei maiali sull'isola».
Tutti e tre insieme cercarono di dare un'idea di quell'animale roseo che si dibatteva tra i rampicanti.
«Abbiamo visto...».
«Gridava...».
«È scappato via...».
«Prima che io potessi ammazzarlo. Ma, un'altra volta...!».
Jack conficcò il coltello in un tronco e si guardò intorno con aria di sfida. L'assemblea rientrò nell'ordine.
«Dunque vedete», disse Ralph, «che abbiamo bisogno di cacciatori che ci procurino la carne. E un'altra cosa».
Alzò la conchiglia marina che teneva sulle ginocchia e guardò tutt'intorno le facce che il sole colpiva qua e là.
«Di grandi non ce n'è neanche uno. Dovremo cavarcela da soli».
Nell'assemblea ci fu un mormorio, poi silenzio.
«E un'altra cosa. Non possiamo lasciare che tutti parlino insieme. Dovremo far alzare la mano come a scuola».
Portò la conchiglia all'altezza del volto e ne guardò la bocca.
«Poi gli darò la conchiglia marina».
«Marina?».
«È così che si chiama questa conchiglia. Darò la conchiglia marina a chi deve parlare dopo di me, perché la tenga in mano mentre parla».
«Ma...».
«Guarda...».
«E nessuno dovrà interromperlo. Solo io».
Jack era in piedi.
«Faremo delle leggi!» gridò con animazione. «Un sacco di leggi! E se qualcuno non ci sta».
«Bene!».
«Bravo!».
«Bum!».
«Ma va!».
Ralph sentì che qualcuno gli portava via la conchiglia: ed ecco Piggy in piedi, con la gran conchiglia bianca stretta al petto. Le grida cessarono. Jack, ancora in piedi, guardò incerto Ralph che sorrise accarezzando il tronco con una mano: Jack si sedette. Piggy si tolse gli occhiali e se li pulì sulla camicia, sbattendo gli occhi.
«Non disturbate Ralph! Lasciatelo arrivare alla cosa più importante».
Fece una pausa piena di effetto: «Chi lo sa che noi siamo qui? Chi lo sa?».
«Lo sapevano all'aeroporto».
«L'uomo con quella tromba...».
«Il mio papà».
Piggy si rimise gli occhiali.
«Nessuno sa dove siamo», disse Piggy. Era più pallido di prima e senza fiato.
«Forse sapevano dove andavamo e forse no. Ma non sanno dove siamo, perché non siamo giunti a destinazione».
Restò un momento a guardarli a bocca aperta, poi barcollò e si sedette.
Ralph gli riprese la conchiglia: «È questo che volevo dire» continuò, «quando voi tutti, tutti...».
Fissò le loro facce attente. «L'aeroplano fu abbattuto in fiamme. Nessuno sa dove siamo. Può darsi che stiamo qui molto tempo».
Il silenzio era così completo che si poteva sentire come a Piggy mancava il fiato e poi gli tornava. Il sole penetrava di sbieco sotto le palme e indorava metà della piattaforma. La brezza che aveva scherzato fino allora sulla laguna, ora trovava la sua strada sulla piattaforma e penetrava nella foresta. Ralph scosse indietro il ciuffo di capelli biondi che gli pendeva sulla fronte.
«Dunque può darsi che stiamo qui molto tempo».
Nessuno disse nulla. D'un tratto egli fece una smorfia allegra.
«Ma questa è un'isola magnifica. Noi siamo saliti sulla montagna: è fantastico. C'è da mangiare e da bere, e...».
«Rocce...».
«Fiori blu...».
Piggy, rimessosi in parte, indicò la conchiglia che Ralph aveva in mano, e Jack e Simone tacquero. Ralph continuò: «Mentre aspettiamo, possiamo anche divertirci, su quest'isola».
Prese a fare dei gran gesti: «È come in un libro.»
Subito ci fu un clamore: «"L'Isola del Tesoro"...».
«"L'Isola Misteriosa"...».
«"L'Isola di Corallo"...».
Ralph agitò la conchiglia: «Questa è la nostra isola. È un'isola magnifica. Fino a quando i grandi verranno a prenderci, ci divertiremo».
Jack protese la mano a prendere la conchiglia: «Ci sono dei maiali,» disse.
«C'è da mangiare, e si può fare il bagno in quel ruscello, là: c'è tutto. Nessuno ha trovato nient'altro?».
Restituì la conchiglia a Ralph e si sedette.
Impariamo facendo
La conchiglia Nella prima assemblea dei ragazzi soli nell’isola, la conchiglia marina rappresenta il diritto di parola che ognuno deve avere per discutere in pace. «Parla solo chi ha la conchiglia in mano» è la prima regola che questa piccola nuova società si dà. Rispondi: ● Ti pare una buona idea? ●Se tu fossi stato al posto di Ralph, che in quel momento comanda, quale regola avresti dato per primo? ●Potrebbe essere utile una conchiglia o un altro oggetto scelto da voi per regolare le vostre discussioni in classe? ●La prima cosa che fa il gruppo di ragazzi, dopo essersi procurato da mangiare, è tentare di darsi delle leggi. Perché? |
Jack si passò un impasto bianco su una guancia e intorno a un occhio, poi fregò di rosso l'altra metà del volto e tirò un frego nero attraverso tutta la faccia dall'orecchio destro alla mascella sinistra. Guardò la sua immagine nello stagno, ma il suo respiro turbava lo specchio.
«Sammeric! Datemi una noce di cocco. Una vuota».
S'inginocchiò, con quella coppa d'acqua. Una chiazza tonda di sole venne a cadere sulla sua faccia, e qualcosa di lucente apparve in fondo all'acqua. Egli guardava stupito, non vedeva più se stesso, ma uno sconosciuto che faceva paura. Rovesciò l'acqua e balzò in piedi, ridendo eccitato.
Accanto allo stagno sul suo corpo nervoso stava una maschera che affascinava e spaventava.
Cominciò a ballare, e le sue risa divennero grida sanguinarie. Fece una capriola verso Guglielmo, e la maschera sembrava una cosa indipendente, dietro alla quale Jack si nascondeva, liberato dalla vergogna e dalla coscienza di sé. La sua faccia rossa e bianca e nera danzava nell'aria.
[…]
Dietro a Jack camminavano i due gemelli che portavano un gran palo sulle spalle. Dal palo pendeva la carcassa sventrata di un maiale, che oscillava pesantemente quando i gemelli percorrevano un terreno ineguale.
La testa del maiale pendeva in giù come se cercasse qualcosa sul suolo: aveva il collo squarciato. Alla fine le parole della cantilena raggiunsero Ralph e gli altri ragazzi, attraverso la conca piena di legna annerita e di cenere:
«Pren-de-te-lo! Col-pi-te-lo! Sgoz-za-te-lo!».
Ma si erano appena potute capire le parole, che la processione raggiunse la parte più ripida della montagna e in un minuto o due la cantilena si perdé. Piggy piagnucolava e Simone subito lo zittì come se avesse parlato ad alta voce in chiesa.
Jack, la faccia tinta di creta, raggiunse per primo la cima e salutò Ralph con animazione, alzando la lancia.
«Guarda! Abbiamo ammazzato un maiale, li abbiamo colti di sorpresa, li abbiamo accerchiati...».
I cacciatori si fecero sentire:
«Li abbiamo accerchiati...».
«Siamo andati avanti strisciando...».
«Il maiale gridava...».
Il maiale pendeva tra i due gemelli fermi in piedi, e lasciava cadere sulla roccia delle gocce nere. Tutti e due avevano sul volto lo stesso sorriso soddisfatto, estatico.
Jack aveva troppe cose da raccontare a Ralph tutte in una volta, e poiché non ci riusciva accennò un passo di danza; poi si ricordò della sua dignità e si fermò, sogghignando. Si accorse del sangue sulle sue mani e fece una smorfia di disgusto, cercò qualcosa per pulirle, poi se le passò sui calzoncini e rise.
Ralph parlò: «Avete lasciato spegnere il fuoco».
Jack controllò l'affermazione, un po' irritato che lo si rimproverasse per così poco, ma troppo felice per preoccuparsene.
«Possiamo accenderlo di nuovo. Che peccato che non eri con noi, Ralph. È stato magnifico. I gemelli sono stati buttati per terra...».
«Abbiamo colpito il maiale...».
« ... Son caduto a testa in giù...».
«Io gli ho tagliato la gola», disse Jack con orgoglio, ma anche con una contrazione nervosa. «Mi presti il tuo, Ralph, per fare una tacca sul manico?».
I ragazzi chiacchieravano e ballavano. Sul volto dei gemelli c'era sempre quel sorriso.
«Quanto sangue è venuto fuori!» disse Jack, ridendo e rabbrividendo, «Avresti dovuto vedere!».
«Andremo a caccia tutti i giorni...».
Ralph parlò di nuovo, con voce rauca. Non si era mosso.
«Avete lasciato spegnere il fuoco».
Jack questa volta si sentì a disagio. Guardò i due gemelli e poi di nuovo Ralph.
«Ci volevano anche loro» disse, «altrimenti saremmo stati troppo pochi per accerchiarli».
Arrossì, conscio d'aver sbagliato.
«Il fuoco è spento solo da un'ora o due. Possiamo accenderlo di nuovo...».
Si accorse che il corpo nudo di Ralph era pieno di cicatrici, si accorse del cupo silenzio di quei quattro e, reso più dolce dalla felicità, cercò di farli partecipare a ciò ch'era accaduto.
I ricordi si affollavano alla sua mente, ricordi di ciò che i cacciatori avevano provato quando si erano stretti sul maiale che si dibatteva, come si erano resi conto di esser stati più furbi della bestia, di averle imposto la loro volontà, di averle tolto la vita, bevendogliela quasi, a sorsate inebrianti.
Egli spalancò le braccia: «Avresti dovuto vedere il sangue!...».
I cacciatori non facevano più tanto chiasso ora, ma a quelle parole si eccitarono di nuovo.
Ralph scosse indietro i capelli e puntò un braccio all'orizzonte ormai vuoto. Parlò con voce alta e selvaggia che li piombò nel silenzio.
«C'era una nave!».
Jack, trovandosi a dover fronteggiare tutte insieme troppe paurose conseguenze, si scostò da loro, posò una mano sul maiale e tirò fuori il coltello.
Ralph abbassò il braccio, col pugno chiuso, e parlò con un tremito nella voce.
«C'era una nave. Laggiù. Avevi detto che avreste tenuto il fuoco acceso e l'avete lasciato spegnere!».
Fece un passo verso Jack che si voltò a guardarlo.
«Avrebbero potuto vederci. Potevamo andare a casa...».
Questo era troppo per Piggy, che dimenticò la sua timidezza, straziato per l'occasione perduta, e cominciò a gridare, con voce stridula: «Al diavolo te e il tuo sangue, Jack Merridew! Al diavolo te e la tua caccia! Potevamo andare a casa...».
Ralph spinse Piggy da una parte.
«Il capo ero io, e tu dovevi fare quello che dicevo io. Tu parli, parli... Ma non sai nemmeno costruire una capanna... e te ne vai a caccia, e lasci spegnere il fuoco...».
Si voltò, e tacque per un momento. Poi riprese a parlare, pieno di rancore.
«C'era una nave!...».
Uno dei cacciatori più piccoli cominciò a piangere. L'angosciosa verità si faceva chiara a tutti.
Jack prese a colpire il maiale, tirandone via dei pezzi.
«In pochi non ce la facevamo. Ci volevano tutti».
Ralph si voltò.
«Potevi averli tutti quando i rifugi fossero finiti. Ma tu dovevi andare a caccia...».
«Avevamo bisogno di carne».
Mentre diceva questo, Jack si raddrizzò col coltello insanguinato in mano. I due ragazzi erano uno di fronte all'altro e si guardavano. Da una parte c'era il mondo brillante della caccia, della tattica, dei giochi feroci e pieni di destrezza; dall'altra il mondo del senso comune, con le sue aspirazioni e con le sue delusioni.
Jack si passò il coltello dalla destra alla sinistra, e nel buttarsi indietro i capelli appiccicati si sporcò di sangue la fronte.
Piggy ricominciò: «Non dovevate lasciar spegnere il fuoco. Avevi detto che non avreste fatto man-
care il fumo...».
Queste parole di Piggy e il piagnucoloso consenso di qualcuno dei cacciatori, spinsero Jack alla violenza. Un lampo di rivolta gli accese gli occhi. Fece un passo, e passando finalmente alle percosse, piantò il pugno nello stomaco di Piggy. Questi s'accucciò con un gemito.
Impariamo facendo
La maschera La maschera che Jack si mette sul viso, ricoprendolo di creta colorata, rappresenta la terribile libertà di rinunciare alla propria dignità per trasformarsi in bestie stupide e violente. Rispondi: ● Ti è mai capitato di pensare che atteggiamenti aggressivi, da bullo, altro non sono che una maschera che ci rende irriconoscibili? ●Racconta qualche esempio da te visto o conosciuto di ragazzi o ragazze che si sono messi una «maschera» che li ha resi… irriconoscibili. |
5. La scelta terribile
Piggy sollevò la bianca, la magica conchiglia.
«Che cosa è meglio: essere una banda di negri dipinti come voi, o essere ragionevoli come Ralph?».
Tra i selvaggi si alzò un gran clamore.
Piggy gridò di nuovo: «Che cosa è meglio: avere delle leggi e andare d'accordo, o andare a caccia e uccidere?».
Di nuovo il clamore e di nuovo il sibilo di un sasso.
Ralph gridò con tutte le sue forze, per superare il clamore: Che cosa è meglio: la legge e la salvezza, o la caccia e la barbarie?»
Ora anche Jack gridava, e Ralph non poté più farsi sentire.
Jack si era ritirato in mezzo alla tribù, ed essi erano una massa compatta, minacciosa, irta di lance. Si andava formando tra loro l'intenzione di una carica: quando fossero ben bene eccitati, avrebbero fatto piazza pulita. Ralph stava di fronte a loro, un po' da una parte, la lancia pronta. Piggy gli era vicino, e teneva ancora sollevato il talismano, la fragile splendente bellezza della conchiglia. Su di loro si rovesciava una tempesta di clamori, una cantilena magica carica d'odio. A picco sopra di loro, Ruggero, con un senso di pazzo abbandono, si buttò sulla leva con tutto il suo peso. Ralph udì l'enorme masso assai prima di vederlo. Attraverso la pianta dei piedi percepì una scossa del suolo, e dall'alto della roccia gli giunse un rumore di pietre. Poi una massa rossa, mostruosa, colpì l'istmo, ed egli si buttò a terra, tra gli urli della tribù.
Il masso colpì Piggy di striscio, dal mento alle ginocchia: la conchiglia volò in mille pezzi bianchi e sparì. Piggy senza dir nulla, senza nemmeno un gemito (non ne ebbe tempo) volò giù dalla roccia, di fianco, roteando nel volo. Il masso rimbalzò due volte e si perse nella foresta. Piggy cadde per quindici metri e piombò di schiena sopra quella roccia, rossa, quadrata, nel mare.
Impariamo facendo
«Che cosa è meglio?» Piggy cerca in tutti i modi di riportare alla ragione Ralph e la sua banda che però oramai cova solo sentimenti violenti. Prova a riassumere l’escalation di violenza che ha trasformato Jack in un assassino (completa le frasi seguenti):
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- Esercizio 1 - Una vita da amare
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- Esercizio 2 - I rapporti tra le persone
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