Mentre il mondo intorno era colpito da crisi, guerre, carestie, alcuni desideravano vivere secondo ideali più spirituali. La Regola di san Benedetto da Norcia chiedeva che il monaco si facesse «estraneo ai costumi del mondo», per diventare “altro” rispetto alla società in cui vive. Una differenza che deve manifestarsi ed essere vissuta anche a tavola. Per Benedetto, a una società che misurava la ricchezza anche in base al consumo gastronomico soprattutto di carne, doveva contrapporsi una dieta alimentare povera di carni e ricca di cereali e legumi. E mentre i ceti più abbienti preferivano cibi caldi e umidi, i monaci privilegiavano quelli freddi e secchi.

La dieta benedettina trova precisi riscontri in quella certosina. Ma anche qualche differenza. Per i certosini, infatti, la povertà di vita e le rinunce sono ancor più ricercate e apprezzate. Inoltre i cibi assumono un valore morale e simbolico. Sono così privilegiati il pane, simbolo di verità, e i vegetali per il loro preciso riferimento all’alimentazione del giardino dell’Eden (Paradiso). Da evitare, invece il consumo della carne, per il suo un rimando al peccato. L’alimentazione certosina, dunque, è prevalentemente vegetariana, pur comprendendo anche il pesce o, meglio, consentendo l’uso alimentare di alcuni animali acquatici.


Pesce e cereali

I formaggi: una vera specialità monastica

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