Pesce e cereali

Nei monasteri non mancano le pescherie e i vivai ricavati deviando corsi di fiumi o ruscelli, per formare piscine artificiali utili sia per imprigionare i pesci che per favorirne la riproduzione. Il pesce è considerato infatti un alimento alternativo alla carne.

Al pesce di mare si preferisce quello di acqua dolce: tra i più pregiati citiamo lo storione e le anguille di Comacchio. Altri pesci consumati erano il pesce gatto, la carpa e la tinca. Ma le vasche adibite ad allevamento ittico fornivano anche trote e gamberi. Non mancava no comunque i pesci di mare: branzini, orate, sogliole, triglie, naselli, gallinelle, scorfani, polpi, calamari e gamberetti sono i più presenti nei ricettari monastici. Per i momenti di difficoltà si preparavano barili pieni di acciughe.

Abili nel marinare tonno e acciughe per la conservazione, i monaci amavano mescolare pesce con aceto, zucchero e spezie. Il composto veniva anche versato sui vari strati di pesce cosparso di sale e passato dentro una botticella di legno: così per aringhe, salmoni, caviale. Meno presenti lo stoccafisso e il baccalà.

Molto apprezzata poi era la cottura sulla brace, proprio perché ricorda come lo stesso Gesù Risorto abbia mangiato pesce arrostito insieme ai suoi discepoli. E in particolare il pesce d’acqua dolce: infatti, anche se veniva chiamato “mare”, quello di Galilea è in realtà un lago!

Dunque, i monaci (come i contadini) hanno alla base della loro alimentazione i cereali. Pulmentum è una zuppa o minestra, già nota in epoca romana, in cui sono cotti insieme pezzi di carne, frumento (poco), orzo, avena, miglio, farro. Al nord vi venivano aggiunti anche segale e spelta; in altre zone invece riso e grano saraceno. Ma per i certosini nessuna concessione alla carne. E se la presenza del pane era ovvia, per il suo valore simbolico che ne permetteva chiaramente il consumo, i monaci riservavano solitamente il pane bianco ai malati. Per sé, come segno di povertà, ricevevano un pane frutto di farine miste di cereali diversi. Spesso, come simbolo di penitenza, veniva consumato il pane d’orzo.

 

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