È bene precisare che, diversamente dal “disgusto”, il disordine alimentare non entra nel merito di cosa si mangia. Piuttosto dedica la dovuta attenzione al quanto, al come, al perché si registrano questi eccessi. E alle conseguenze che se ne possono ricavare.
Detto in altri termini: il fatto che a Roma si cucinasse carne di ghiro (a Pompei hanno scoperto dei "ghirari" di terracotta dove questi animali venivano rinchiusi e nutriti, per poi essere mangiati arrosto) non costituisce un disordine alimentare. Anche consumare o rifiutare certe carni afferisce a uno stile gastronomico che tiene conto di diverse realtà. Ad esempio, la sopravvivenza!
Quanti, in Occidente, sono disposti ad assaggiare termiti, makongo (bruchi di farfalle) o insetti? Eppure, nutrirsi di questi animali costituisce un modello gastronomico capace di far reperire proteine a milioni e milioni di persone. E non si tratta di disordine alimentare, anzi!