Islam

Anche nell’islam non mancano le feste. E non sono certo assenti i cibi che rimandano al significato religioso di tali ricorrenze. Sul libro abbiamo descritto quanto la tavola sia caratterizzata dall’importante festa di Id al-fitr, che nel più ampio contesto religioso costituisce senz’altro un appuntamento gastronomico e spirituale ineguagliabile.

Per Id al-Adha, che si celebra settanta giorni dopo la fine di Ramadan, si cucina Shurba al-fata, una zuppa di pane. Questa festa è chiamata anche Id al-Kabir, la «Grande Festa» o «Festa del sacrificio», perché si ricorda il sacrificio di una pecora al posto di Ismaele, il figlio di Abramo e della schiava Agar (nella Bibbia, in Genesi 22, si legge invece che destinato al sacrificio fu Isacco, il figlio di Abramo e Sara).Da qui la preparazione di un piatto a base di carne di agnello.

È una festa molto nota anche per l’eco mediatico che la segue. Infatti, per la giornata della khotba, gli organi di informazione lamentano un’impennata nella macellazione di ovini, con relative dure critiche a questo rito, per il timore di molti che si registri una mancanza di tutela verso gli animali.

Il 12 di Rabi I al-awwal i musulmani sunniti festeggiano Al-mawlid al-Nabawi, il compleanno del profeta Muhammad. (I musulmani sciiti differiscono questa festa alcuni giorno dopo). In questo giorno di gioia si prepara il piatto ritenuto favorito di dal Profeta, il Trid, conosciuto anche con il nome di Circeri o Trii, un composto di carne di gallina, piselli e strisce di pasta soffice.

Segnaliamo due altre feste che il mondo musulmano celebra con piacere anche a tavola:

Nei confronti dei personaggi più illustri delle varie religioni, i seguaci non fanno che cercare di imitare tutto, anche quello che mangiavano! E ciò vale pure per Muhammad, le cui preferenze culinarie furono mantenute dai suoi discepoli e sono arrivate fino a oggi.

Infatti gli hadith raccontano che il Profeta cucinava e mangiava: Tarid, un piatto a base di carne, brodo e pane; Hais, un piatto a base di yogurt essiccato, burro, datteri; Asal, dolci a base di miele.

Tutte le religioni conoscono al loro interno delle divisioni. Nell’islam la principale è tra sunniti e sciiti.

I sunniti, che costituiscono la componente più numerosa, ricavano il loro nome da Sunna = «tradizione»: sostengono che la guida della comunità (umma) debba ricercarsi nell'ambito della tribù del Profeta, ma che essa non assommi le funzioni politiche e militari, riservandosi solo la carica religiosa. I sunniti sono guidati dagli ulema, i "dotti" e dai muftì, i giuristi ufficiali musulmani, mentre l’imam è colui che guida la preghiera del venerdì.

Gli sciiti, che costituiscono la minoranza più rilevante all’interno dell’islam, sostengono che il califfo, cioè il successore di Muhammad, debba essere un imam, un capo religioso, infallibile, senza peccato e dotato di un sapere datogli direttamente da Allah. Gli sciiti ricavano il loro nome da shia = «partito»: è la fazione che si schiera dalla parte di Alì come unico successore legittimo di Muhammad. L'imam è la guida spirituale, l'interprete dei segni divini. Ecco perché è chiamato anche ayatollah = «segno di Dio».

Dopo il Corano, testo fondamentale dell’islam, la religione musulmana assegna un ruolo di grande rilievo ai racconti = hadith, alla “tradizione”, che riportano le parole di Muhammad. L’importanza di queste parole, che sono moltissime e per questa ragione analizzate e divise in molti testi, si giustifica per il desiderio di vivere quanto detto e compiuto dal Profeta, vero e unico interprete del Corano.
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