La severa dieta alimentare certosina è impreziosita da bevande molto gustose, frutto di un lavoro meticoloso che va dalla cura dei campi e delle vigne, ai luoghi deputati alla lavorazione. Nella Certosa, infatti, non può mancare la distilleria.

La produzione era invitante: pensiamo all’Alchermes per i dolci; agli amari, ad esempio il Chartreuse, un liquore molto apprezzato e non facile da reperire; o alla lavorazione del caffè e della cioccolata. Quest’ultima - ci piace sottolinearlo - era ritenuta una bevanda medicinale, addirittura consentita (ai malati) anche in Quaresima!

Molto spesso nelle distillerie compaiono immagini devozionali dei santi Cosma e Damiano (26 settembre), due medici della Cilicia vissuti nel III secolo, un’epoca in cui gli strumenti della cucina e quelli della medicina si “confondevano” con grande facilità, così come il personale che esercitava queste arti.

Senza poi dimenticare la produzione delle birre!

La birra è considerata bevanda lecita anche durante la Quaresima. La produzione di birra nei monasteri segnala l’importanza del motto benedettino «ora et labora»: i monaci infatti lavorano per autosostenersi e per aiutare i pellegrini, i viandanti, i poveri che bussavano alle porte del monastero. Numerose sono le birre monastiche. Ne segnaliamo solo alcune: la Cascinazza, prodotta dalla comunità benedettina dei Santi Pietro e Paolo (Cascinazza di Buccinasco); la San Biagio Monasta, prodotta dal monastero di San Biagio, a Nocera Umbra; la Spiga e madia, ricavata dal frumento biologico nel convento di Carrobiolo di Monza.

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