Tentare di percorrere la storia del vino ci porta inevitabilmente ad occuparci del passato. Un passato molto antico, in cui questa bevanda era curata, amata, diffusa e capace di originare luoghi, città, territori interi.

Successivamente assistiamo alla caduta dell’Impero romano in occidente, provocata da popolazioni provenienti da nord e dell’est Europa, che privilegiavano come bevande la birra e il latte. Poco avvezze al vino e non interessate al suo valore religioso, esse cercarono di imporre nei nuovi regni le loro abitudini alimentari.

Il diffondersi di questa nuova dieta, sommato a forte riduzione dell’attività agricola, non poteva che mettere in pericolo soprattutto la viticoltura. Se rimangono contesti in cui il vino è comunque presente (ad esempio con re Vitige: 480-575, presso il quale, come sappiamo dal suo segretario Cassiodoro, erano rimasti immutati l’uso e l’attenzione per questa bevanda), appare generalizzato il rischio di perderne la cultura e il suo valore.

Se questo non è accaduto, il meritò è da assegnare agli ordini religiosi che di volta in volta e in diverse zone si preoccuparono di preservarne la coltivazione. Quando i regni barbarici e pagani divennero poi cristiani, l’incontro tra le due culture produsse una gastronomia diversa, con precisi riferimenti a quella delle età precedenti; così il vino tornò ad essere quello che doveva: una preziosa bevanda sulla tavola e un elemento indispensabile sull’altare.

Sul libro abbiamo parlato anche dell’attenzione cristiana per altre bevande alcoliche. Si tratta di un’ulteriore prova della fecondità dell’incontro tra cultura e religione: anche qui il riferimento è al ruolo degli ordini religiosi che, oltre alla produzione di bevande sempre più sofisticate, si premurarono anche di precisare come e quanto berne.

Se nel Medioevo fu merito degli ordini religiosi salvare, prima, la cultura del vino dalle invasioni barbariche e, poi, diffonderne l’uso soprattutto per ragioni liturgiche, le epoche successive saranno caratterizzate da un modo di bere vino (talvolta) svincolato da ragioni strettamente religiose.

Altre bevande

Se resta dunque indiscusso il «primato» assegnato al vino. Tuttavia dal passato emergono altre bevande, che ancora oggi non hanno perso la loro importanza sulle nostre tavole. Anzi! Vediamole:

Vernaccia

È un vino bianco, secco, pregiatissimo, prodotto tipico delle Cinque Terre (Liguria). Ecco come ce lo consegna la letteratura:

"A' quali ragionamenti Calandrino posta orecchie, e dopo alquanto levatosi in piè, sentendo che non era credenza, si congiunse loro, il che forte piacque a Maso; il quale, seguendo le sue parole, fu da Calandrin domandato dove queste pietre così virtuose si trovassero. Maso rispose che le più si trovavano in Berlinzone, terre de' baschi, in una contrada che si chiamava Bengodi, nella quale si legano le vigne con le salsicce e avevavisi un'oca a denaro e un papero giunta; e eravi una montagna tutta di formaggio parmigiano grattugiato, sopra la quale stavan genti che niuna altra cosa facevano che far maccheroni e raviuoli e cuocergli in brodo di capponi, e poi gli gittavan quindi giù, e chi più ne pigliava più se n'aveva; e ivi presso correva un fiumicel di vernaccia, della migliore che mai si bevve, senza avervi entro gocciola d'acqua" (Giovanni Boccaccio, Decamerone, giornata VIII, novella 3).

 

Ippocrasso

È una bevanda antica a base di vino aromatizzato con spezie e addolcito con miele. La leggenda attribuisce la sua invenzione al medico greco Ippocrate nel V secolo a.C. Nel Medioevo era molto popolare come aperitivo o digestivo; inoltre l'uso delle spezie non era anche un modo per mascherare il sapore del vino vecchio e magari ossidato.

 

Aceto

È una bevanda antica e variegata. Basti pensare che il nome deriva dal verbo latino aceo che significa «inaridire». Se ne deduce che l’aceto può essere ricavabile non necessariamente dal vino. Infatti i batteri dell’aria trasformano in aceto, con il suo sapore acre, liquidi derivati da mele, riso, miele, cocco, zucchero, birra, malto. Per quanto riguarda l’aceto ricavato dal vino, ricordiamo il francese vinaigre (dal latino vinum acre = vino amoaro, acido); lo spagnolo e portoghese vinagre, l’inglese vinegar.

 

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