Il profumo del vino è l’odore della terra in cui nasce e rinasce ogni volta che ci torno. Il sapore del vino mi accompagna e non mi lascia, fa parte della vita come il respiro, mi fa cantare l’anima, mi fa sentire vicino alla gente, mi fa amare più forte. Il vino è nella radice del mio corpo in movimento, è la sorgente delle note che si aggrappano alla melodia, è l’ebbrezza che ti fa sentire dove sei, in mezzo ai canti di ogni Paese. È vino quello che è vino.
Gianna Nannini, cantautrice.
Il calo della qualità ha coinciso con un aumento della quantità. Da quando c’è in circolazione un vino semplice e spettacolare, ci sono in giro molte più persone che bevono vino. In questo caso, come in molti altri, la perdita dell’anima sembra essere il prezzo da pagare per espandere un businnes altrimenti in difficoltà. Semplice: commercializzazione spinta uguale perdita dell’anima… Complice una precisa innovazione tecnologica, un gruppo umano sostanzialmente allineato al modello culturale imperiale, accede ad un gesto che gli era precluso, lo riporta istintivamente a una spettacolarità più immediata e a un universo linguistico moderno, e ottiene così di dargli un successo commerciale stupefacente. Quel che gli assaliti percepiscono, di tutto ciò, è soprattutto il tratto che sale in superficie, e che, ai loro occhi, è il più evidente da registrare: un apparente smottamento del valore complessivo di quel gesto. Una perdita di anima. E dunque un accenno di barbarie.
Alessandro Baricco («I barbari», in La Repubblica 1 giugno 2006).