Difficilmente sulla tavola preparata per festeggiare una santa o un santo mancano i dolci. Riportiamo qualche esempio, tenendo conto di due realtà:
- la tradizione (è il caso di san Valentino)
- la differenza qualitativa di un riferimento biblico e religioso ben attestato (abbiamo scelto san Giuseppe).
La memoria di San Valentino (14 febbraio) ci consegna un’esplosione di dolci. È il caso dei:
- Baci di dama: una preparazione davvero antica, a base di mandorle, zucchero, cioccolato fondente, presentata come piccole palline);
- Cuoricini amorosi: piccoli cuori fatti col pane con uno stampo a forma di cuore, su cui trionfano parmigiano e tartufo e preparati con farina, fecola, vanillina, burro, uvetta, cioccolato fondente);
- Cuori dolci: servendoci di uno stampino a forma di cuore si utilizzano panna montata, latte, colla di pesce, fragole. Al cuore non si comanda!
San Giuseppe (19 marzo) è una presenza silenziosa molto importante nella Bibbia. All’uomo che accettò di sposare Maria che aspettava un figlio la cui provenienza destava sconcerto, sono dedicate solo poche pagine del Nuovo Testamento: «Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto» (Vangelo di Matteo 1,19).
Ma Giuseppe, come Maria, riceve la visita di un angelo: «Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa» (Vangelo di Matteo 1,24). Egli dunque si sottomette al volere di Dio e, ancora, un angelo gli rivela di fuggire con la sua famiglia. Infatti, Erode vuole uccidere il bambino. Sempre un angelo lo avvertirà, successivamente, che può rientrare a Nazaret (Vangelo di Matteo 2,19).
Nel Vangelo di Luca 2,4 leggiamo invece: «Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nazaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide».
Un ultimo passaggio lo registriamo ancora nel Vangelo di Luca 2,41-51, nel noto episodio di Gesù tra i maestri del Tempio di Gerusalemme.
Notiamo: sia Matteo che Luca non riportano mai che Giuseppe parli… Davvero una presenza silenziosa!
La figura di Giuseppe ha sempre suscitato ammirazione: basti pensare ai nomi di persona che, pur mutando nel tempo, hanno mantenuto viva la sua venerazione: Giuseppe, Beppe, Pino tra i nomi maschili; Giuseppa, Giuseppina, Pina, Giusy tra i nomi femminili.
Non stupisce, quindi, che si parli di un santo molto presente nella devozione, così come … nella tavola. Dolci compresi, anzi: soprattutto dolci!
- Gli Sfinci di San Giuseppe sono frittelle coperte di crema di ricotta (infatti, sfince significa morbido, soffice) e gocce di cioccolata, pistacchi tritati, scorze di arancia candite e ciliegie. Si tratta di un dolce che prende nomi diversi (ad es. Sfinciuni), ma sempre di soffici frittelle si tratta.
- In Sicilia, ad Alcamo, in provincia di Trapani, si preparano anche Cuciddàti, taralli e biscottini chiamati anche Bastoni di san Giuseppe.
