Nel XVIII secolo, Carlo Goldoni pubblicò un dramma giocoso per musica intitolato De gustibus non est disputandum (1754). Il titolo dell’opera divenne così un’espressione che entrò a far parte della parlata quotidiana. Questi i versi introduttivi:

Il mondo è bel, perch’è di vari umori.
Vari sono degli uomini i capricci:
a chi piaccion l’armi, a chi gli amori,
a chi piaccion le torte, a chi i pasticci.

Carlo Goldoni

Il titolo dell’opera si rifà a un modo di dire ben noto all’epoca: de gustibus non (est) disputandum (= «non si può/deve discutere sui gusti»), le cui radici affondano nella lingua latina, anche se forse non proprio quella classica.

Da qui è derivato anche il concetto di «disgusto» in ambito alimentare. Dunque, affermare che «sui gusti non si discute», in campo alimentare significa che il gusto non può essere circoscritto a qualche sensazione, ma risente inevitabilmente delle culture, delle religioni, delle tradizioni culinarie, dell’andamento sociale ed economico. Detto in altri termini, i gusti sono soggettivi, perciò a ognuno i suoi gusti!

I versi di Carlo Goldoni mettono in evidenza anche un altro aspetto che ci preme sottolineare, e cioè come fossero in tanti coloro che a tavola amano «torte» e «pasticci». Certamente questo è vero più che mai anche per noi oggi. E forse è proprio per questa ragione che sono ben note la capacità e la creatività italiane, che fanno emergere la nostra gastronomia nel panorama mondiale del gusto, anche tra i dolci, che le diverse aree locali della nostra cucina offrono in grandissima varietà.

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