Leggete in classe uno dei seguenti brani e commentatelo insieme
Dei sette vizi capitali, la gola è quello su cui tendiamo a essere meno severi, sia con noi stessi che verso gli altri. È infatti l’unico che si rivela fisicamente, nel corpo, rendendo così pubblica la colpa del reprobo e spogliandolo di qualsiasi possibile difesa; al contempo, si accompagna a quell’immagine di bon vivant che dà al goloso un senso di innocuità e talvolta anche di simpatia. La gola, però, è il vizio che più ha modificato il suo linguaggio nel corso dei secoli, tanto che oggi può essere di buon grado chiamata a rappresentare, in qualche misura, tutte le disgrazie del genere umano.
(Roberto Burdese, «Ci salverà il gusto», in I vizi, p. 41)
Non possiamo sfuggire alla catena alimentare che impone la morte altrui per la nostra sopravvivenza. Chi ringrazia il Signore per il pane quotidiano, ringrazia di essere perdonato per questo continuo uccidere allo scopo di mantenersi in vita. Però, a volte, la condotta umana diventa imperdonabile agli occhi di Dio e della nostra stessa coscienza, della morale e dell’etica che contribuiscono a formarci come società. Cibarsi di tutto il creato, ma evitare la mela. Saziare la fame, ma non eccedere. Sporcarsi le punte delle dita, ma rimanere decenti. Dalla Bibbia al Galateo, le prescrizioni ci accompagnano nel nostro stare insieme civile perché l’eccesso di uno è un pericolo per tutti gli altri e l’infrazione comporta un’accelerazione scellerata sulla strada del proibito, fino all’abbrutimento totale.
(Osvaldo Duilio Rossi, «Il gusto dell’immagine, l’immagine del gusto», in I vizi, p. 45)
Non si può ingaggiare la lotta spirituale, se prima non si doma il nemico che si trova dentro di noi, cioè la gola; se non abbattiamo i nemici a noi più vicini, è proprio inutile passare a combattere quelli più lontani. Invano si scende in campo contro i nemici esterni, se dentro le stesse mura della città vi è un cittadino che tende insidie.
(Gregorio Magno, Commento morale a Giobbe 30,58,211)