Certamente molto complessa è la relazione tra donne e cibo, che può spaziare davvero in lungo e in largo, in numerosi ambiti, e che non viene vissuta solo in cucina, dietro i fornelli.

Parlare di benessere ha da sempre compreso concetti come «abbondanza» o «lontananza dal pericolo di carestie e fame».

La parola abbondanza, inoltre, chiama in causa il grasso, che nel passato era simbolo di benessere. Indubbiamente in tanti quadri del passato possiamo osservare come le protagoniste (soprattutto donne, ma non solo) siano delle vere e proprie «taglie forti». E ciò perché spesso queste forme abbondanti volevano proprio esaltare un modello di benessere caratterizzato dal desiderio di avere a disposizione quell’abbondanza di cibo che invece, per lo più, mancava. Un modello assolutamente lontano da quello attuale, «incarnato» dalle donne fin troppo magre che calcano le passerelle o appaiono in televisione.

Non dobbiamo però dimenticare che nel passato le arti figurative sono state un campo espressivo che ha visto protagonisti soprattutto gli uomini. Se proviamo invece a mettere in evidenza il punto di vista delle donne nell’arte quando riflettono sul cibo, scopriamo aspetti interessanti e anche provocatori.

Provocazioni al femminile

Essenziale per la vita, il cibo è da sempre associato alla cultura femminile soprattutto dal punto di vista dei rituali di preparazione. Dappertutto e in tutti i tempi lo troviamo rappresentato: numerose sono infatti le nature morte, molte delle quali dipinte da donne artiste, e le rappresentazioni di donne impegnate nella preparazione o nella vendita del cibo o, più raramente, a tavola o nell'atto di mangiare. Nella società odierna il cibo ha acquisito un valore cruciale a causa della sempre più grave emergenza legata ai disordini alimentari, anch'essi collegati perlopiù alle donne.

Su questo argomento si è tenuta ad Aosta nel 2005-6 un’interessante mostra dal titolo Le immagini affamate. Donne e cibo nell’arte. Dalla natura morta ai disordini alimentari.

Ricordiamo anche le opere pittoriche di Lalla Romano (1906-2001), che ancora oggi vengono presentate al pubblico. Notevole pure la produzione di Meret Oppenheim (1913-1985), in particolare Colazione in pelliccia del 1936, che consiste in una tazza da te, munita di cucchiaio e piattino, interamente ricoperta di pelliccia e che viene ricordata per essere una delle più citate sculture surrealiste.
1. Osserva l’immagine e prova a spiegarne il significato.
2. Proponi il tuo punto di vista.
Non mancano poi opere di artiste più vicine a noi, come Jana Sterbak, artista ceco-canadese che, in Vanitas (1987), ha realizzato un abito con carne cruda di bovino, o Alison Knowles, famosa per le sue insalate giganti che prepara sotto gli occhi degli spettatori, che poi possono assaggiarle. Si tratta di una sorta di disordine alimentare o è una forma d’arte? Certamente è una provocazione, un messaggio da decodificare: vedere per credere!
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