Leggete in classe uno dei seguenti brani e commentatelo insieme

«Festa è un giorno che non è comune (feriale), giorno comune è quello che non è festivo. Questo distinguersi della festa dal resto del tempo si realizza in forme istituzionali: durante le feste, infatti, vigono norme di comportamento differenti da quelle abituali; ciò che è normale o anche obbligatorio nei giorni comuni (lavoro) può essere proibito nelle feste. Questa eteronomia del comportamento festivo mira a staccare la festa dalla continuità temporale. La festa è “fuori del tempo”: mentre nel tempo profano ogni giorno è diverso dall’altro, una festa è concepita come sempre uguale nel suo ripetersi. Durante la festa, dunque, si esce dal tempo profano soggetto a contingenze, per ritrovare il tempo che “fonda” il senso dell’esistenza».

Angelo Brelich, Introduzione alla storia delle religioni, pp. 50-51.

 

 

«La cucina delle feste faceva profondamente e ampiamente parte delle tradizioni della cucina italiana, oggetto di tutela da parte dell’Accademia Italiana della Cucina, e mai come in questo periodo oggetto di abbandono e oblio, nonostante il loro valore culturale e sociologico. L’odierno abbandono lascia ampio spazio a una pervasiva insicurezza alimentare, che apre la strada a una serie di anomalie e comportamenti alimentari anche gravi, soprattutto quando con l’abbandono delle feste tradizionali si perdono anche le regole di un antico calendario alimentare, nel quale i Santi e le loro feste, con le rispettive vigilie, erano forti marcatori culturali e regole di vita, oltre che di alimentazione».

Accademia Italiana della Cucina, La cucina delle festività religiose, p. 36.

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