Per parlare di persona
Uno sguardo alla nostra umanità
Oggi la riflessione sulla persona umana segue cammini contrastanti:
• da una parte si afferma che è un valore assoluto. La persona è considerata titolare e destinataria di diritti e doveri e ciò al di là dell’etnia o dell’appartenenza sociale (vedi la Dichiarazione dei diritti dell’uomo);
• dall’altra Peter Singer afferma che «Non tutti i membri della specie Homo sapiens sono persone. Vi sono uomini persone e uomini non persone» (Peter Singer, Ripensare la vita. La vecchia morale non serve più, Il Saggiatore, Milano 1996).
Stabilire chi è l’uomo, chi o che cosa sia la persona, in che cosa consista l’essere personale, che cosa sia la vita non è un puro esercizio intellettuale. Le risposte servono per stabilire ad esempio chi è un embrione e come debba essere tutelato: dalla diversità delle risposte dipende la vita o la morte.
Alla ricerca dell’identità umana
La cultura tecnologica che risponde a criteri di efficienza, i mutamenti economici, culturali e sociali hanno messo largamente in discussione l’identità umana. È da molto tempo che nel nostro corpo possono essere inserite parti provenienti da altri uomini (trapianti di cuore, polmoni, fegato, reni…). Silicone e titanio possono essere impiegati quando il corpo ha qualche parte usurata, o per motivi estetici. Inoltre, nel corpo possono essere inseriti microchip che lo collegheranno per sempre con altri che lo renderanno identificabile e controllabile.
La clonazione animale estesa all’uomo offre la fantasia di poter replicare individui sani e geniali, ma anche di avere a disposizione parti di corpo ottenute da embrioni crioconservati e inseriti all’occorrenza in qualsiasi utero. Pensare alla possibilità della clonazione umana introduce nella mente l’idea che l’uomo possa essere riprodotto tecnicamente e dunque che sia anche legittimo disfare quel prodotto. Fare e disfare l’uomo non viene più percepito come qualcosa che lede la sua dignità e unicità. Per di più, e questo è un elemento da registrare, quest’idea insinua che l’uomo non sia stato creato da Dio.
Il concetto di persona
Secondo la teologia, l’uomo è uomo in quanto è persona, poiché è stato creato a immagine di Dio. Questo concetto è stato messo in crisi dal momento in cui sono iniziate le ricerche sul mondo della riproduzione umana. Come conseguenza di questi studi si sono verificati interventi che vanno dal congelamento dei gameti alla manipolazione degli embrioni sino alla loro crioconservazione. Nuovo protagonista è diventato l’embrione, realtà difficile da definire, che fa parlare e scrivere molto di sé. È persona titolare di diritti o è solo un grumo di cellule?
È importante stabilire se il concetto di persona possa essere applicato a soggetti umani (lo zigote, l’embrione, il feto, il comatoso, il disabile) e a soggetti non umani. Secondo una mentalità piuttosto diffusa, il fatto di essere persona non significa di per sé che si debba essere tutelati e, d’altro canto, il non essere persona non è detto determini la perdita dei diritti che spetterebbero solo alle persone. Pensate all’amore viscerale che lega certi padroni ai loro animali.
Se chiedete ancora all’uomo della strada che rapporto ci sia tra un essere umano e una persona, vi risponderà che sono la stessa cosa. Questo dato oggi non è affatto ovvio: secondo alcuni non tutti gli esseri umani (ad esempio: embrioni, neonati, disabili, malati terminali...) sono persone.
La proposta cattolica
La proposta cattolica afferma l’imprescindibile connessione tra essere umano e persona:
• l’uomo è autonomo, autoconsapevole, aperto ad autotrascendersi, va verso l’alterità;
• la vita dell’uomo deve essere salvaguardata.
L’uomo possiede una dimensione ontologica (legata all’essere), una dignità che non può essere violata, la possibilità di aprirsi agli altri e al creato, e di spingersi alla ricerca della relazione con l’Assoluto. Per il personalismo la persona è un insieme indissolubile di corpo e spirito. È il soggetto della persona che si fa carico di sé (la propria persona) e degli altri (delle altre persone). In base alla legge naturale l’uomo agisce per realizzare il bene e rifiutare il male, e ciò si realizza soltanto rispettando tutta intera la persona, nella sua dignità, nei suoi valori, funzioni, essere ontologico, dimensioni.
Si può parlare di persona in senso biologico, psicologico, morale. Non è possibile separare questi tre livelli: la persona ha bisogno di un corpo per entrare in rapporto con gli altri e per avere un’identità e stati di coscienza. Se è vero che nel sonno non vi è continuità della coscienza, vi è comunque la continuità del corpo. Dalle argomentazioni fatte in precedenza possiamo dire che là dove possiamo trovare autocoscienza e razionalità, lì è presente la persona. Ma non dobbiamo confondere la persona (il soggetto che agisce) con le sue funzioni (le azioni). Emerge così la figura della persona intesa come una totalità in cui tutti gli elementi devono essere considerati. Giovanni Russo definisce la persona come «individualità, unica e irripetibile, di natura trascendente» e che porta in sé la sua legge fondamentale di sviluppo.