Che cos’è l’uomo?
Eterogenea umanità, uguale dignità
Ogni volta che accendiamo il televisore o sfogliamo un giornale, ogni volta che navighiamo in internet con il nostro PC, entriamo in contatto con una realtà sociale in profondo mutamento.
In particolare, da qualche anno i flussi migratori hanno subìto un forte incremento. Le vie di accesso al nostro Paese o alla«fortezza Europa» sono in gran parte gestite dalla criminalità e da chi vuole lucrare sulle sofferenze e le fragilità dei popoli. Usando barconi insicuri, che si riversano in mare per approdare sulle coste delle nostre isole, vere propaggini europee, giungono in Occidente uomini, donne e sempre più spesso bambini. Questa umanità sfinita fugge da guerre, persecuzioni (anche religiose), povertà, fame. Vediamo i volti di queste persone: li seguiamo mentre, accolti con una coperta, lasciano la nave, si mettono in coda per una bevanda calda, cercano di rabberciare in qualche modo le scarpe ormai logore per il viaggio... Resti di umanità rosa dagli stenti. E sono sempre gli stessi volti che vediamo «parcheggiati» in qualche centro di accoglienza, abbandonati a loro stessi. Sono tanti, sono sempre di più e provengono da ogni parte dell’Asia e dell’Africa, proprio là dove gli interessi occidentali si intersecano con gli egoismi della classe dirigente locale. Davanti a questa eterogenea umanità, davanti alle molte forme che essa assume a ogni latitudine, come si può rispondere alla domanda: chi è l’uomo?
L’inutile ricerca della perfezione
Sono molti i prodotti pubblicizzati attraverso l’immagine di un uomo o di una donna che incarna perfettamente i canoni estetici. Se l’uomo e la donna devono essere fisicamente perfetti, come considerare i bambini, gli anziani, i disabili, i malati, che non possono incarnare il mito del corpo perfetto ed efficiente? Anche in questo caso ci chiediamo: chi è l’uomo? Per rispondere possiamo certamente partire dall’affermazione secondo cui ciascun essere umano ha uguale dignità.
L’uomo è un animale?
Molti studiosi si sono dedicati alla ricerca delle caratteristiche che contraddistinguono l’uomo dagli altri animali. Tra esse possiamo elencare caratteristiche genetiche, fisiologiche, morfologiche, comportamentali e sociali. Secondo molti, queste capacità non servono per definire chi è l’uomo.
Gli studiosi delle scienze umane affermano l’unicità dell’uomo, difendendo la sua singolarità di fronte ai colleghi che si occupano di scienze biologiche. L’uomo ha certamente una natura animale, ma è un animale del tutto particolare perché capace di costruirsi utensili, parlare, usare simboli.
La peculiarità dell’essere umano
Nel regno animale la risposta a una determinata situazione è automatica perché istintiva: ogni specie è soggetta al binomio DNA-comportamento. Il comportamento animale inscritto nel DNA può essere più o meno appropriato: esso interagisce con l’ambiente naturale e decide in ultima istanza della scomparsa o della sopravvivenza di una specie.
L’uomo invece può sfuggire alla legge del comportamento inscritto nel DNA grazie alla capacità di riflessione e di consapevolezza di sé.
Nell’uomo assistiamo infatti alla nascita di qualcosa di completamente nuovo: il sistema nervoso acquisisce una capacità sempre più elevata di percepire, assimilare ed elaborare psichicamente la realtà esterna. In questo modo nasce la coscienza. L’uomo diventa così capace di immaginare scenari diversi, di progettare, di ricordare. Queste possibilità vengono via via arricchite dall’esperienza: l’interazione tra coscienza ed esperienza si contrappone all’istinto, costituito solo di azioni ripetitive e registrato nel DNA. Nasce così il mondo delle idee e la possibilità di adottare comportamenti innovativi.
L’uomo possiede la capacità di riflettere e di interrogarsi: questa attitudine non si esprime solamente nel desiderio di conoscere, presente da sempre nell’umanità, ma è autentica coscienza di sé.
Diverso e uguale
Usando il senso comune viene spontaneo ritenere che diverso e uguale siano due aggettivi di significato opposto. E in effetti lo sono, ma dipende dagli ambiti di riferimento. Si può infatti essere allo stesso tempo sostenitore dell’uguaglianza di tutti gli uomini e ritenere che le differenze tra loro non solo non siano un problema, ma siano una ricchezza.
L’idea dell’uguaglianza ha un fondamento giuridico. È in base a questo principio che noi diciamo che tutti gli uomini godono degli stessi diritti (perché i diritti sono inerenti al fatto di essere uomini) e sono uguali davanti alla legge.
Il concetto della differenza, invece, è relativo alla forma che l’umanità assume in un determinato contesto geografico, naturale, sociale, culturale, storico… Purtroppo oggi è proprio questa differenza, che costituisce per l’umanità un patrimonio incalcolabile, a subire i contraccolpi della cultura dell’omologazione. Anche a causa della globalizzazione, molti elementi caratteristici delle varie culture soffrono un processo di appiattimento. Un esempio noto a tutti è quello delle catene che producono cibo-spazzatura e offrono a prezzi bassissimi il medesimo panino in ogni angolo del pianeta.
Purtroppo le differenze fisiche tra le etnie sono state usate a lungo come alibi per catalogare gli uomini e per giustificare le discriminazioni nei confronti di popolazioni che avevano la pelle di un colore diverso o tratti somatici ritenuti esotici.