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Il papiro

Un tempo la pianta di papiro veniva coltivata in Egitto, lungo tutto il corso del Nilo. Lo stelo di questa pianta veniva tagliato in sottili strisce, che venivano poi fatte seccare ed intrecciate strettamente tra di loro in modo da formare fogli su cui poteva essere scritto (o, meglio, dipinto). I fogli venivano poi cuciti tra di loro per formare un rotolo ai cui lati venivano fissate due bacchette, che servivano per arrotolare o srotolare il volumen (o il biblos), lungo fino a 10 metri. Era possibile rilegarlo in modo molto simile ai nostri libri: in questo caso, anche per assorbire il costo del materiale, venivano usate tutte e due le facciate. Si trattava di un materiale povero perché facilmente deperibile, anche se allora costava molto e quindi non tutti potevano permetterselo: in genere, erano i privati che lo utilizzavano. I papiri sono tra i materiale più antichi che noi possediamo.

Le pergamene

Le pergamene sono costituite da pelli di pecora e di capra trattate in modo particolare (con calce) e tagliate in fogli che permettevano la scrittura da ambo i lati, vista la robustezza del materiale. I fogli venivano poi piegati in due parti e cuciti in modo da formare un codice. Veniva usato questo materiale per scrivere testi importanti e non privati come per il papiro. Il materiale era decisamente molto costoso. Ciò faceva sì che, quando un testo non serviva più, venisse raschiato via e la pergamena fosse riutilizzata per una seconda scrittura. Il testo precedente veniva accuratamente raschiato usando pietra pomice, ossi di seppia ed acqua. Oggi gli studiosi hanno inventato alcune tecniche particolari in grado di ritrovare il testo nascosto sotto un secondo strato di scrittura. In questo modo, sono stati ritrovati alcuni testi del Nuovo Testamento che si credevano perduti per sempre. È in questo caso che il codice viene chiamato dagli esperti palinsesto.

La trasmissione del Nuovo Testamento

Originariamente tutti i libri del Nuovo Testamento furono scritti in greco: occorre non solo verificare la preparazione dei traduttori, ma anche stabilire se il testo greco da cui si parte per le versioni nella nostra lingua sia affidabile. Il testo greco è basato su altri documenti, altri libri o parti di libri, che a loro volta sono copie di altri documenti originali, che noi però non abbiamo.
Un tempo – è bene ricordarlo – tutto il materiale scrittorio veniva ricopiato a mano, non esistendo ancora la stampa, ma durante questo complesso lavoro, a cui si dedicavano i copisti prima e gli amanuensi poi, era molto facile compiere errori di copiatura. Molto spesso questi errori non cambiano il concetto, altre volte ricostruire il senso può essere più difficile.
Ricostruire se, nel corso dei secoli, il testo ci è stato trasmesso in modo corretto diventa quindi molto importante, al punto che gli studiosi si sono spesso interrogati per sapere se sia possibile ricostruire il testo originale.

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La predicazione di Gesù nel Vangelo

• Gesù andava attorno per tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe e predicando la buona novella del regno e curando ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo. (Matteo 4,23)
• Gesù andava attorno per tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, predicando il vangelo del regno e curando ogni malattia e infermità. (Matteo 9, 35)
• Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù si recò nella Galilea predicando il vangelo di Dio e diceva: “Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo. (Marco 1,14-15)

Il Vangelo

I vangeli canonici sono quattro e si suddividono in due parti:
o I primi tre (Matteo, Marco e Luca) vengono detti sinottici
o Il quarto (Giovanni) sta da solo.

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Dai Vangeli apocrifi: la nascita di Gesù e racconti del Natale

I Vangeli apocrifi aggiungevano moltissimi particolari sino a presentare episodi che nel testo evangelico canonico proprio non esistono. Leggiamone alcuni brani.

Ciò detto l’angelo fece fermare la giumenta, perché era giunto il momento di partorire, e ordinò a Maria di scendere dalla bestia e di entrare in una grotta sotterranea, in cui non c’era mai stata luce. Ma all’ingresso di Maria tutta la grotta cominciò ad avere splendore come se vi fosse sole. E là partorì un maschio, che gli angeli circondarono mentre nasceva e appena nato adorarono, dicendo: “Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà”.
Già da un po’ di tempo Giuseppe si era avviato a cercare levatrici e quando ritornò alla grotta, Maria aveva ormai messo al mondo il Bambino. “Ti ho condotto le levatrici Menomi e Salomè,” disse Giuseppe a Maria “che stanno fuori, davanti alla grotta e non osano entrare qui a causa della troppa luce”. Udendo ciò, Maria sorrise. Ma Giuseppe le disse: “Non sorridere, ma sii prudente, che non debba per caso aver bisogno di qualche cura”. E volle che una di quelle entrasse con lui. Ed entrata Zelomi disse a Maria: “Lascia che io ti tocchi”. Avendo Maria permesso di essere toccata, la levatrice esclamò a gran voce: “O Signore, o grande Signore, misericordia! Non si è mai sentito dire né potuto immaginare che le mammelle siano piene di latte e sia nato un maschio, lasciando vergine sua madre! Nessuna perdita di sangue si è avuta sul neonato, nessun dolore nella puerpera. Vergine ha concepito, vergine ha partorito, vergine è rimasta”.

(Vangelo dello Pseudo-Matteo, XIII, I vangeli apocrifi, Einaudi tascabili).

(Nei giorni seguenti arrivarono i Re Magi…) erano tre fratelli: il primo era Melkon, re dei Persiani, il secondo Gaspar, re degli Indi, e il terzo Balthasar, re degli Arabi. I comandanti del loro corteggio, investiti della suprema autorità, erano dodici. I drappelli di cavalleria che li accompagnavano erano dodicimila uomini, quattromila per ciascun regno. Tutti venivano, per ordine di Dio, dalla terra dei Magi, dalle regioni d’Oriente...
Melkon, il primo re, aveva mirra, aloe , mussolina, porpora, pezze di lino. Il secondo, il re degli Indi, Gaspar, aveva come doni in onore del bambino del nardo prezioso, della mirra, della cannella, del cinnamomo e dell’incenso e altri profumi. Il terzo re, il re degli Arabi, aveva oro, argento, pietre preziose, zaffiri di gran valore e perle fini.
(I Magi, dopo aver consultato il re Erode, arrivarono a Betlemme). Entrati nella grotta, essi trovarono Maria, Giuseppe e il Bambino avvolto in fasce e deposto in una mangiatoia. Lo adorarono, offrirono i doni e riverirono Giuseppe e Maria. Giuseppe e Maria erano stupiti di vedere quei tre figli di re, colla tiara in testa, inginocchiati in adorazione davanti al neonato, senza far alcuna domanda su di lui. Poi, avvertiti da un angelo, ripartirono per il loro Paese, senza tornare da Erode.

(Vangelo dell’infanzia armeno, XI,2, Vangeli apocrifi, Einaudi oc.)

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Esempio di triplice tradizione

Matteo 5, 31 - 32Marco 10,11Luca 16, 18
“è stato detto: chi ripudia la propria moglie, le dia un atto di divorzio (Deut 24,1).    
Ora, vi dico che chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di fornicazione, la fa essere adultera; Ed ( egli ) dice loro:”Chi ripudierà la propria moglie e sposerà un’altra, commette adulterio riguardo a lei. Chiunque ripudia la propria moglie e ne sposa una seconda, fa adulterio,
e chi sposerà una ripudiata, commette adulterio” E se essa, ripudiando il proprio marito, sposa un altro, commette adulterio”. E colui che sposa una ripudiata dal marito, fa adulterio”.

Esempio di duplice tradizione

Matteo 5,3-12Luca
“Beati i poveri in spirito, Beati i poveri
poiché di loro è il regno dei cieli. Poiché vostro è il regno di Dio ( 21b)
Beati gli afflitti,  
poiché essi saranno consolati. Beati i miti, poiché essi erediteranno la terra (Sal 37,11).
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, poiché essi saranno saziati. Beati quelli che adesso hanno fame,
(v 4a) Beati siete quelli che piangono, poiché riderete.
Beati i misericordiosi,
poiché essi troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore
Poiché essi vedranno Dio.
Beati i pacificatori,
poiché essi saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati a causa della giustizia,
poiché di loro è il regno dei cieli.
 
Beati siete (voi), quando vi insulteranno e perseguiteranno e, mentendo diranno contro di voi ogni (sorta di) male a causa mia. Beati siete voi quando gli uomini vi odieranno, e, quando vi metteranno al bando e insulteranno e proscriveranno il vostro nome come malvagio a causa del Figlio dell’uomo.
Rallegratevi e godete,
poiché la vostra ricompensa nei cieli (è) grande; così, infatti, hanno perseguitato i profeti, che (furono) prima di voi”.
Rallegratevi in quel giorno e sussultate, perché, ecco, la vostra ricompensa nel cielo (è) grande:
infatti, i loro padri facevano lo stesso con i profeti”.

Esempio di sinossi

Matteo 4,18-22Marco 1,16-20Luca 5,1-11
Ora, mentre camminava lungo il mare della Galilea, vide due fratelli, Simone detto Pietro e Andrea suo fratello, che gettavano una rete nel mare; erano infatti pescatori. E mentre passava lungo il mare della galilea, vide Simone e Andrea il fratello di Simone che gettavano(la rete) in mare; erano infatti pescatori. Ora, avvenne che, mentre la folla premeva su di lui e ascoltava la parola di Dio, egli stava presso il lago di Genezaret,
E dice loro: “venite dietro a me, e vi farò pescatori di uomini”. E disse loro Gesù: “Venite dietro a me, e vi farò pescatori di uomini”. e vide due barchette che stavano presso la riva del lago; i pescatori, che ne erano scesi, lavavano le reti. Ora, essendo salito in una delle barche, che era di Simone, lo pregò di scostarsi un po’ da terra; sedutosi, insegnava alle folle dalla barca.
Essi, subito, lasciarono le reti, lo seguirono. E subito, lasciando le reti, lo seguirono. Come ebbe finito di parlare, disse a Simone: “Scostati verso il lago, e calate le vostre reti per la pesca”. Ma Simone, rispondendo disse: “Maestro, avendo faticato tutta la notte, non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola calerò le reti”.
E avendo fatto questo, catturarono una gran moltitudine di pesci: le loro reti si rompevano.
Fece cenno ai compagni nell’altra barca di venire ad aiutarli. E vennero, e riempirono entrambe le barche, così che esse affondavano.
Ora, vedendo (ciò), Simon Pietro cadde alle ginocchia di Gesù, dicendo: “Allontanati da me, Signore, poiché sono un uomo peccatore”.
E, avanzando di là, vide altri due fratelli, Giacomo (figlio) di Zebedeo e Giovanni suo fratello, nella barca con Zebedeo loro padre, mentre rassettavano le reti;
e li chiamò.
Essi, subito, lasciando la barca e il loro padre, lo seguirono.
E, avanzando un po’, vide Giacomo (figlio) di Zebedeo e Giovanni, suo fratello, anche loro nella barca, mentre rassettavano le reti:
e subito li chiamò:
ed (essi), lasciando il loro padre Zebedeo nella barca con i mercenari, andarono dietro a lui.
Infatti, lo stupore aveva attanagliato lui e tutti quelli che ( erano) con lui a causa della pesca, che avevano preso, similmente anche Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, che erano soci di Simone. E Gesù disse a Simone: “Non temere! D’ora in poi prenderai uomini”. E tirate le barche a terra, lasciando ogni cosa, lo seguirono.”

Apocrifi del Nuovo Testamento

All’inizio della vita della Chiesa erano ancora presenti i testimoni vivi dei fatti e dei detti di Gesù e perciò essi, girando nelle comunità, avevano la possibilità di comunicare direttamente la loro esperienza così ricca di particolari. Ma con l’andare del tempo i testimoni oculari di questi avvenimenti diminuirono e perciò si rese necessario raccogliere le loro testimonianze per renderle disponibili a quelle persone che avevano il desiderio di conoscerle.
Ci fu così una notevole produzione di materiale, che raccoglieva le testimonianze degli apostoli e dei testimoni, ma anche le prime riflessioni e le riletture che venivano fatte in seno alle comunità.
Fu però necessario ad un certo punto intervenire per disciplinare tutto il materiale che veniva prodotto: alcuni testi entrarono all’interno del canone, mentre altri ne furono tagliati fuori. Sono detti apocrifi i libri che, per varie ragioni, non ebbero il riconoscimento di autorità sufficiente per essere inseriti nel canone. Gli apocrifi sono in tutto una sessantina e furono composti tra l’inizio del II secolo e il Medioevo inoltrato.
Poiché i testi ritenuti canonici non davano sufficienti indicazioni per soddisfare la fantasia e la curiosità dei fedeli, i quali avrebbero voluto avere più particolari sulla vita del Cristo e sui suoi miracoli, alcuni autori, oltre a fornire spiegazioni teologiche fantasiose, si misero a scrivere testi che corrispondessero alle attese di questa parte delle comunità.
La Chiesa poi, esaminando queste composizioni, si rese conto che i contenuti non corrispondevano alla fede, ma avevano in mente una visione fantasiosa e miracolistica dell’esperienza di Gesù, e che le interpretazioni teologiche erano del tutto fuorvianti.
Abbiamo tra i testi apocrifi:
- i vangeli
- gli atti
- le lettere
- le apocalissi.

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L’inventore di un genere letterario

Marco può essere senza dubbio considerato l’inventore del genere letterario detto “vangelo” che non ha uguali nelle altre letterature. Prima di lui, il vangelo era l’annuncio predicato da Gesù, ossia la predicazione della venuta del Regno. Paolo, nelle sue Lettere, quando parla di vangelo lo fa ancora con questo significato. Con Marco il vangelo diventa un testo scritto. Se prima Gesù era colui che predicava il vangelo, con Marco diventa egli stesso il Vangelo.
La comunità per cui scrive Marco è composta da cristiani che provengono dal paganesimo, perciò Marco traduce le parole aramaiche e spiega certi usi ebraici. La comunità per cui scrive è minacciata dalle persecuzioni e ciò è riflesso in un testo che presenta una fede messa alla prova dalle avversità, che costringe i credenti ad assumersi dei rischi. Il testo è scritto in greco, con uno stile popolare, rivelando un abile narratore in grado di suscitare forti emozioni. Marco inizia il suo racconto con la vita pubblica di Gesù e fin dalle prime parole introduce il lettore nel mistero di Gesù, Cristo e Figlio di Dio. L’evangelista propone un lento cammino di scoperta di Gesù:
• nella prima parte Gesù annuncia la venuta del Regno di Dio e compie segni che lo confermino, però rifiuta di dire chi è (afferma solo di essere il Figlio dell’Uomo);
• nella seconda parte, dopo che Pietro lo proclama Messia, Gesù svela ai discepoli che egli sarà Messia sulla croce e indica che la via di chi vuol essere suo autentico discepolo passa per essa.

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Un Dio di misericordia

Dio è commosso sin nel profondo delle viscere e lo stesso amore lo prova Gesù. Luca non presenta la nascita di Gesù come quella di un profeta perché, per l’evangelista, nel momento in cui Gesù si fa presente tra gli uomini è Dio stesso che li visita. Si tratta di un evento di fondamentale importanza.
Gli Israeliti attendevano la visita di Dio, ma questo momento avrebbe dovuto essere qualcosa di terribile per tutti gli uomini, l’attimo in cui sarebbe iniziato il giudizio di Dio sull’umanità, che sarebbe stata sicuramente condannata. Secondo la mentalità degli antichi, infatti, se Dio entra in giudizio con l’uomo, sicuramente l’uomo dovrà soccombere perché Dio è molto potente. Dio è oltre che contraente anche garante della legge e perciò non può mai venire meno ai patti, invece l’uomo trasgredisce sempre.
Per fortuna il giudizio di Gesù è un giudizio di misericordia. Sarebbe errato tuttavia ritenere che Luca ci presenti un Gesù soltanto Signore. Egli dipinge un Gesù totalmente uomo, ma non un uomo qualsiasi, quanto piuttosto il modello di uomo perfettamente riuscito, così come il Padre da sempre lo aveva pensato.
• La prima parola di Gesù è Padre.
• L’ultima parola di Gesù è ancora Padre.
Egli ha un rapporto col Padre che è l’opposto a quello assunto da Adam nel Paradiso terrestre dopo la caduta. Infatti Adam ha paura, si nasconde e non si fa trovare. Invece Gesù è l’uomo che vive e si realizza secondo il progetto di Dio e perciò non solo non ha bisogno di nascondersi, ma vive sempre alla sua presenza.

WIP 4 - Paolo, l’Apostolo delle genti

La vita di Paolo

La tradizione cristiana è ricca di informazioni su Saulo (il nome ebraico) o Paolo (il nome romano) di Tarso. Nasce a Tarso in Cilicia (Asia Minore) verso il 5-6 d.C. da un’agiata famiglia ebraica della tribù di Beniamino. Dalla nascita possiede anche la cittadinanza romana, a cui si deve il soprannome Paolo, cioè “piccolo”.
I primi discepoli scelti da Gesù non erano certamente persone di cultura, ma questo non vale per Paolo. Le condizioni economiche della famiglia consentono infatti a Paolo di frequentare gli studi a Gerusalemme, presso Gamaliele il vecchio, uno dei più grandi rabbini dell’epoca. Paolo diventa un famoso esperto della Legge. E proprio studiando la Legge Paolo, che è intelligente e scrupoloso, si accorgerà che è impossibile per l’uomo esserle totalmente fedele: ciò significa che anche il più pio israelita sarà sempre colpevole per averla trasgredita in qualche parte.

Da persecutore ad apostolo

Le notizie storiche non permettono di sapere se Paolo abbia conosciuto Gesù. Pare fosse presente durante la lapidazione di Stefano come addetto alla custodia dei mantelli. È testimoniato invece il fatto che sia un acceso oppositore e persecutore di cristiani sino a che, messosi in viaggio per Damasco per arrestare alcuni cristiani, gli si rivela Gesù Risorto. Colpito da un’improvvisa cecità, inizia il suo cammino di conversione, che lo porterà ad abbracciare la fede cristiana e diventare suo annunziatore.
A Damasco Paolo viene accolto da Anania e da lui istruito nella fede cristiana; dopo il periodo di formazione riceve il battesimo riacquistando la vista. Secondo la tradizione, Paolo si ritira nel deserto per lungo tempo per meditare sul vangelo. Dopo un periodo di riflessione si reca a Gerusalemme dagli apostoli, mettendo a disposizione la sua vita per la predicazione del vangelo.
All’inizio la comunità cristiana si dimostra diffidente: molti infatti pensano che la sua conversione sia un abile stratagemma per entrare nella comunità, conoscere i nomi dei cristiani e denunciarli al Sinedrio. In seguito gli viene concesso di predicare e Paolo diventa un instancabile e passionale predicatore, tanto da dedicarsi più degli altri apostoli all’annuncio del vangelo.

Un viaggiatore missionario

Per quindici anni l’apostolo viaggia in Siria, in Asia Minore, in Grecia, in Italia, giungendo sino a Roma, fondando numerose comunità cristiane. La tradizione ricorda Paolo con l’appellativo di Apostolo dei Gentili. Con il termine Gentili si intendevano presso gli Ebrei i Goim, vale a dire le Genti, tutti quelli che non appartenevano al popolo ebraico. La predicazione di Paolo tuttavia non è rivolta soltanto ai pagani. Passando di città in città, Paolo si reca a predicare prima di tutto nelle sinagoghe. Qui alcuni accettano l’annuncio del vangelo e ricevono il battesimo, ma molti non aderiscono all’annuncio della risurrezione di Gesù. Dunque Paolo rivolge la sua attenzione a tutti gli altri, ai pagani dell’impero romano.
Poiché Paolo ha intenzione di far conoscere e diffondere il Vangelo il più possibile, nei suoi viaggi raggiunge le città più popolose e importanti dell’Impero. Il forte desiderio di portare a tutti l’annuncio della risurrezione di Gesù lo porta a compiere tre viaggi missionari in Asia Minore e in Grecia. Durante questi spostamenti egli fonda moltissime comunità: dopo essersi fermato qualche tempo per istruire i nuovi cristiani, Paolo lascia la comunità ad alcuni responsabili. Tuttavia, egli riesce a mantenere i rapporti con le nuove Chiese attraverso le Lettere che invia a loro e grazie all’ausilio di inviati, che hanno il compito di intervenire nelle situazioni più urgenti.

Un abile tessitore di lettere

Paolo si è sempre fatto vanto di lavorare per il suo mantenimento tessendo tende per il deserto. Lavorando tutto il giorno, l’apostolo dedica le ore serali alla predicazione. Mentre predica, Paolo si avvale dell’aiuto di uno scrivano, a cui detta le lettere da inviare alle comunità. Questo è un particolare di cui tener conto quando si analizza la struttura e lo stile delle lettere, che risultano essere piuttosto complessi. Fatti salvi lo stile ellittico proprio della mentalità ebraica e la struttura classica delle Lettere, che è possibile ritrovare in altre composizioni coeve, si può notare come a volte sembra che Paolo perda il filo del discorso. Molto probabilmente infatti lo scrivano impiegava un po’ di tempo per scrivere sul papiro o sulla pergamena le frasi che gli venivano dettate e Paolo nel frattempo proseguiva nel suo insegnamento. All’interno delle lettere è possibile ritrovare anche materiale che Paolo aveva appreso durante la sua formazione come cristiano, preghiere e inni liturgici usati in quel periodo. Per autenticare le lettere, Paolo aggiunge in fondo i saluti scritti di suo pugno: pare che i caratteri con cui queste frasi erano stilate fossero piuttosto grossi a causa dei suoi problemi di vista.

Prima di tutto l’annuncio della risurrezione

«Guai a me se non evangelizzo!»: potrebbe essere questo il motto di Paolo. Ma che cosa vuol dire per Paolo evangelizzare? Prima di tutto Paolo intende annunciare la risurrezione di Gesù, dunque al centro della sua predicazione sta sicuramente il mistero della passione, morte e risurrezione di Gesù. È lo stesso Paolo che lo dichiara in 1Corinti 15,3-5, quando ricorda agli abitanti di Corinto che questo è il nucleo fondamentale della fede, il primo elemento da lui annunciato, quello senza il quale la fede del cristiano non può essere fondata. Proprio la risurrezione di Gesù testimonia della liberazione dell’uomo dalla schiavitù della Legge: i cristiani quindi non dovevano più considerarsi legati alle consuetudini degli Israeliti.