La religione e le sfide di senso.
La capacità di interrogarsi
L’antropologo Clifford Geertz propone una particolare definizione di religione come mezzo per gestire le grandi sfide di senso. Ogni uomo fa esperienza dell’inquietudine e del dolore, che caratterizzano l’esistenza e che producono in lui il pensiero di non riuscire a gestire il caos nella sua vita. E che dire della capacità di provare dolore nel momento in cui comprende di non essere più in grado di far fronte alla sofferenza? Molte culture affrontano questa difficile lettura attraverso l’interpretazione che proviene dalla religione.
Non ci sarebbero religioni se l’uomo non avesse la capacità di interrogarsi, attività che gli dà la possibilità di risolvere i numerosi quesiti sulla vita che nel corso della storia si è posto. La religiosità è la capacità insita in ogni uomo di riflettere su se stesso e di interrogarsi sul senso della propria esistenza:
• Chi sono io?
• Da dove vengo?
• Dove vado?
• Che senso ha la mia vita?
• Perché esiste la morte?
• Perché esistono il dolore, il male, la malattia?
Le religioni rappresentano le possibili risposte ai grandi interrogativi che rinviano l’uomo all’esistenza di un Essere trascendente, da cui egli fa dipendere la sua vita. Inoltre, nell’esperienza religiosa vi sono degli spazi, dei tempi, delle persone o degli oggetti che vengono considerati «sacri», cioè appartenenti alla divinità, rispetto a tutto ciò che non lo è e che viene perciò definito «profano», ovvero ciò che, letteralmente, sta davanti al tempio.
Risposte diverse
È possibile classificare le forme religiose sperimentate dagli uomini in diverse tipologie:
• Secondo la religione naturale le potenti forze della natura sono da associare a realtà superiori, ritenute in grado di dare sicurezza concreta davanti ai pericoli della vita e di rispondere alle domande di senso: si tratta di religioni politeiste.
• Per l’ateismo non c’è, di fatto, nessuna possibilità che l’uomo possa ricevere una risposta soprannaturale alle domande che lo assillano. Piuttosto l’uomo, con il suo ragionamento e con la sua intelligenza, giunge a negare Dio. Le forme di ateismo sono molto diverse tra loro. Alcune rientrano in una visione religiosa della realtà e tra esse possiamo inserire alcune esperienze religiose giapponesi. Altre forme di ateismo possono essere definite filosofiche, altre ancora materialiste.
• Gli agnostici ritengono che la mente umana non abbia la possibilità di conoscere l’assoluto. Essi perciò sostengono che Dio, quand’anche esistesse, sarebbe comunque lontano, inaccessibile, non solo da un punto di vista gnoseologico, ma anche nel senso che non interviene nella vita dell’uomo, lasciandolo solo al suo destino. Così gli agnostici vivono come se Dio non esistesse.
• Nelle religioni rivelate, Dio ha scelto dei «testimoni» a cui affidare la rivelazione di se stesso (autorivelazione). Costoro sono i profeti: essi hanno ricevuto da Dio il compito di por- tare agli uomini il suo messaggio. Si parla in questo caso di religioni rivelate, o fedi, perché chi crede dà fiducia e compie un atto di fede in colui che parla a nome di Dio. Anche l’islam afferma che Maometto ha ricevuto una rivelazione da Dio. Sono tre le grandi religioni rivelate e monoteiste che conosciamo: ebraismo, cristianesimo, islam.