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Slides interattive: La Passione nell'arte
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Giotto di Bondone, Ultima cena, 1320-1325 - Munich, Alte Pinakothek

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Giotto di Bondone, Ultima cena, 1304-1306 - Padova, Cappella degli Scrovegni.

Nelle due immagini dell’ultima cena Giotto pone Gesù a capotavola. I commensali sono gli apostoli, alcuni presi di spalle (in questo periodo, siamo nel Medioevo, gli artisti tendono a chiudere la scena e a non mostrare tutti i particolari). Giovanni ha il capo reclinato sulla spalla di Gesù e Giuda, nel primo dipinto raffigurato senza aureola e nel secondo con l’aureola nera, intinge il boccone nello stesso piatto di Gesù.

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Leonardo da Vinci, Il cenacolo, 1498, Milano, Santa Maria delle Grazie.

Nella famosa opera Il cenacolo Leonardo apre la scena pittorica che nel Medioevo era chiusa e poco chiara. Gesù è al centro, solo e sicuro del suo destino allarga le braccia in segno di accoglienza, e i discepoli sono ai lati, divisi in blocchi di tre persone. Leonardo mostra i moti psicologici dei discepoli (dubbio, stupore, curiosità, perplessità...) di fronte a qualcosa di straordinario come Dio. Il dipinto è stato oggetto di numerose speculazioni artistico-teologiche. Giovanni alla destra di Gesù ha i capelli lunghi ed è senza barba perché era un ragazzo giovane. I colori dei suoi abiti sono invertiti rispetto a quelli di Gesù. Sta ascoltando i dubbi di Pietro ma è tranquillo perché sicuro di non essere lui il traditore, o forse perché conosce qualcosa di più degli altri…

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Jacopo da Bassano, L’ultima cena, 1546 ca., Roma, Galleria Borghese.

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Philippe de Champaigne, L’ultima cena, 1652 ca., Parigi, Museo del Louvre.

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A partire dal Rinascimento, le rappresentazioni dell’ultima cena cominciano a essere più descrittive.

1) Nella prima opera gli apostoli sono intenti ognuno a parlare, i corpi sono più definiti e realistici. Ai piedi della tavola la bacinella della lavanda dei piedi, sul tavolo la testa dell’agnello simbolo del sacrificio di Gesù. La scena ripropone i personaggi classici dell'ultima cena, ma in questo caso sembra più di assistere a una scena da osteria; la tavola, nonostante i simboli cristiani (vino, pane), è una tavola quotidiana, con la tovaglia increspata dai movimenti delle figure e dai segni che lì è stata consumata l'ultima cena. Sotto il tavolo c’è persino un cagnolino che riposa. I colori sono molto brillanti ed i corpi dei personaggi sono evidenziati da una muscolatura scolpita, ben evidenziata.

2) Nella seconda opera si sente l’influenza delle luci e ombre tipica del Caravaggio. Alle spalle il buio, la scena è illuminata dalla prezenza di Gesù. Ai piedi della tavola la brocca della lavanda dei piedi. Alla sinistra di Gesù, Pietro chiede: “Sono forse io?”.

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Fray Nicolás Borrás - L’ultima cena , 1570 ca. - Collezione privata.

Il dipinto di epoca fiamminga rappresenta le figure degli apostoli quasi inespressive, fredde. La tavola alla quale siedono Gesù e gli apostoli non è imbandita, ma vi sono solo i simboli del sacrificio di Gesù: la brocca con il vino (il sangue) e il pane (il corpo di Cristo). Le aureole sono scomparse (solo Gesù ne è circondato) e al loro posto appaiono i nomi degli apostoli in latino. Giuda, come nell'ultima cena leonardiana, stringe il sacchetto con i soldi; Giovanni è come svenuto fra le braccia del Cristo, nell'incredulità della rivelazione. Pietro chiede a Gesù: “Sono forse io?”. Nonostante la minore espressività dei volti, si legge nei loro gesti l'incredulità e la concitazione. Ai piedi del tavolo la brocca della lavanda dei piedi.

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Hieronymus Bosch - Crocifissione, 1480-1485 - Bruxelles, Musées Royaux des Beaux-Arts.

L’immagine della crocifissione di scuola fiamminga rappresenta una scenografia tipica del nord Europa, in cui anche gli abiti sono quelli dell’epoca in cui è stata realizzata. Gesù ha un corpo quasi innaturale, ai piedi della croce le ossa e il teschio (sulla sinistra), che indicano la morte ma anche la vittoria di Gesù sulla morte. Sotto la croce, Maria e Giovanni, il discepolo prediletto, con un libro in mano, forse il suo Vangelo. Al lato destro della croce, san Pietro con le chiavi in mano e forse il committente dell’opera in ginocchio.

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Fra Angelico,
Crocifissione con la Vergine, Maria Maddalena e Giovanni l’evangelista, 1419-1420, Collezione privata.

Nella scena, dominata dal fondo color oro, spicca la figura di Maria Maddalena, con i capelli lunghi e l’abito di colore rosso, nel gesto drammatico di cingere con le braccia la base della croce, ai piedi del Cristo. La Vergine Maria, rivolta verso lo spettatore, invita a guardare la scena e a riflettere sulla grandezza di Gesù, sacrificatosi in croce per noi. Dalle mani, dai piedi e dal costato di Gesù esce copioso il sangue della redenzione.

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Duccio di Buoninsegna - Crocifissione, 1310 ca., Manchester, City Art Galleries.

In questa immagine della crocifissione Gesù è circondato dai due ladroni, ai quali sono state spezzate le gambe come dice il Vangelo. In basso a sinistra Maria in lacrime, sorretta da altre donne che sono andate ad assistere alla crocifissione. La croce affonda su una roccia che sovrasta gli inferi e il sangue di Gesù arriva a bagnare le ossa e il teschio, segno della redenzione della croce. A destra i soldati che hanno crocifisso Gesù e gli ebrei che assistono alla crocifissione. Il soldato con lo scudo in mano è probabilmente il centurione romano che afferma: “Davvero costui era figlio di Dio”.

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Giotto di Bondone, Crocifissione, 1304-1306, Padova, Cappella degli Scrovegni

La morte, e ancor più quella di Cristo, viene vista come un fatto tragico che sconvolge tutto il creato (anche gli angeli si disperano). Giotto mostra il dolore per rendere ancora più partecipe lo spettatore. Non ci sono spunti paesaggistici sullo sfondo ma un azzurro limpido su cui si stagliano le figure: Cristo inchiodato sulla croce, ai suoi piedi Maria Maddalena, a sinistra la Madonna sostenuta da Giovanni l'Evangelista e da Maria di Cleofa e, sulla destra, il centurione romano convertito (con l'aureola) tra i soldati che si disputano la veste di Gesù “tessuta tutta d’un pezzo”. Sotto la croce ritorna la simbologia della morte. In cielo, dieci angeli rappresentano la partecipazione cosmica al dolore. Sul cartiglio del Crocifisso la scritta "HIC. E. IESUS /NAZARENUS/ REX IUDEORUM" (“Costui è Gesù nazareno il Re dei giudei”).

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Giotto di Bondone, Risurrezione, 1304-1306, Padova, Cappella degli Scrovegni.

Due angeli, seduti sul sepolcro di marmo, annunciano a Maria che Gesù non è morto, mentre alcuni soldati dormono profondamente tramortiti. Il Cristo risorto compare a Maria Maddalena, giunta al sepolcro per piangere, e la invita a non seguirlo e a non toccarlo (“Noli me tangere”). Sul vessillo, simbolo di vittoria sulla morte, le parole appunto "victor mortis" (“vincitore della morte”).

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Eugene Burnand, Il mattino della risurrezione, 1898 ca., Parigi, Musée d’Orsay.

Nel dipinto vediamo due uomini vestiti all’antica che stanno correndo nella luce verso un’alba dorata, mentre lo sfondo evidenzia colline e terre coltivate. Il brano di vangelo a cui questo dipinto rimanda è Giovanni 20, che narra la corsa dei discepoli Pietro e Giovanni al sepolcro la mattina di Pasqua. Giovanni è il più giovane dei due: ha un viso pulito, giovanile, senza barba. Le labbra semichiuse, le mani giunte, il vestito bianco con cappuccio simile al camice dei celebranti per le funzioni liturgiche ci dicono l’intensità della preghiera di Giovanni e quindi il suo rapporto personale con Gesù, un rapporto unico e particolare. Pietro è leggermente più indietro di Giovanni come dice il Vangelo. La fronte è corrugata, le sopracciglia inarcate,barba irsuta segno di età matura, i capelli scarmigliati dal vento. Il suo volto rivela inquietudine, angoscia, incredulità, sorpresa. Pietro con la mano destra tiene il mantello e con l’indice sinistro indica la terra, i passi che sta compiendo di corsa. Alle spalle di Pietro, appena accennate, visibili a fatica, il pittore ha raffigurato tre travi a ricordo del crocifisso, del venerdì santo. Stanno alle spalle perché questa è la mattina di un nuovo giorno.

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Tiziano Vecellio, “Noli me tangere”, 1511-1512, Londra, National Gallery.

La Maddalena è di profilo mentre Gesù è di fronte, sta venendo in avanti ma si rivolge a lei.C’è un gioco di avvicinamento e insieme di allontanamento tra Gesù e la Maddalena. Il pittore ha eliminato ogni riferimento religioso: non c’è la tomba vuota, non ci sono gliangeli. La Maddalena sta su un terreno arido, mentre sotto i piedi di Gesù la natura fiorisce. Sta sorgendo l’alba e si vede un gruppo di case dalle quali scende una strada percorsa da un pastore con il cane; la strada conduce verso sinistra dove c’è un gregge di pecore e poisi perde... L’albero richiama l’albero della vita dell’Eden ed è simbolo del Cristo, infatti incrocia sia la mano sia la testa di Gesù. “Noli me tangere”, dice Gesù, “Non cercare di trattenermi, di stringermi”. Difatti Gesù, mentre allarga il braccio sinistro quasi a volerla accogliere, con la mano destra ritrae il mantello, che ai piedi sfiora la mano sinistra della Maddalena.

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Giovanni di Donato Montorfano, detto Montorfano, Crocifissione, 1495, Milano,
Refettorio di Santa Maria delle Grazie.

La scena è ricca di personaggi, da sinistra: la Madonna sorretta da due donne, la Maddalena che abbraccia la croce, frati domenicani in ginocchio ma anche suore dello stesso ordine, Giovanni che osserva i soldati giocarsi a dadi le vesti di Gesù, inoltre bandiere e stendardi, uno dei quali porta lo scorpione simbolo del tradimento. I ritratti della famiglia di Ludovico il Moro, aggiunti in basso a sinistra, sono quasi del tutto scomparsi. Sullo sfondo c’è un paesaggio roccioso dal quale emerge la città di Gerusalemme. I due ladroni sono ben riconoscibili perché quello pentito ha sopra la testa un angelo che accoglie la sua anima e quello ostinato ha invece un diavoletto nero che lo sta aspettando.

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Matthias Grünewald, La risurrezione, 1515 ca., Colmar, Musée d'Unterlinden.

Dietro Gesù risorto è raffigurato il cielo stellato, rischiarato da un globo di luce sfolgorante che viene da Gesù stesso. Quando mai una luce così intensa si è sprigionata da una persona e non dal sole o da sistemi di illuminazione?! Gesù ha assunto le tenebre dell’umanità, le ha caricate su di sé, nel suo corpo e nel suo spirito, ma misteriosamente e divinamente le ha trasformate in luce, annientandole nel suo amore forte per l’umanità. Ai piedi di Gesù le guardie tramortite.

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Piero della Francesca, Risurrezione, 1463-1465, Sansepolcro, Pinacoteca Comunale.

Cristo si erge solenne e ieratico, e la sua figura divide in due parti il paesaggio: quello a sinistra, invernale e morente; quello a destra, estivo e rigoglioso. Si tratta di un richiamo ai cicli vitali, presenti già nella cultura pagana. Piero Della Francesca si è fatto un autoritratto: è quello che siede ai piedi del sarcofago e sulla cui testa va a finire l'asta del vessillo con la croce. Ci sono delle probabilità che il vessillo delle crociate sia un riferimento al primo regno di Gerusalemme.

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