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Esilio o cattività babilonese è definita la deportazione a Babilonia dei giudei di Gerusalemme e del Regno di Giuda al tempo di Nabucodonosor II. Dal punto di vista cronologico (la questione è comunque controversa) può essere indicato un periodo di massima compreso tra il VII e il VI secolo a.C. La deportazione dell'élite dei giudei è avvenuta in tre momenti (cf. Geremia 52,28-30).
La prima si verificò al tempo di Ioiakìm (597 a.C.) a seguito della sconfitta del Regno di Giuda a causa dei babilonesi; il Tempio di Gerusalemme fu parzialmente distrutto e alcuni cittadini, scelti tra i più importanti, furono esiliati.
Undici anni più tardi (587 a.C.), dopo una rivolta contro l'impero al tempo del regno di Sedecia, la città di Gerusalemme fu completamente rasa al suolo e vi fu una nuova deportazione. Terminò così il Regno di Giuda.
Infine, cinque anni più tardi, sempre secondo Geremia, un terzo esilio completò i precedenti. Va però tenuto presente che a Babilonia fu deportata l'élite religiosa, politica ed economica, e non la popolazione rurale, che rimase, sia al nord che al sud.