Michelangelo rappresenta simultaneamente il Peccato originale e la cacciata di Adamo ed Eva dal Paradiso terrestre, due momenti che nel racconto biblico sono invece nettamente divisi, mostrando così insieme la causa e l'effetto generato. I due episodi sono separati dall'albero del bene e del male, attorno al quale si avvolge il serpente che tende il frutto proibito a Eva, che contro l'ordine del Signore lo prenderà per mangiarlo e offrirlo anche al suo compagno. Dall'altra parte del riquadro i progenitori, cacciati da un angelo con la spada sguainata, si allontanano dal Paradiso terrestre, dolenti e curvi sotto il peso del rimorso per il peccato commesso.
I due progenitori sono ritratti in una tavola ciascuno su sfondo scuro, appoggiati a figura intera su un suolo sassoso (in quello di Adamo vi si legge anche il monogramma). Eva è vicina all'Albero della Vita e il serpente le sta porgendo il frutto del Peccato originale, che essa afferra senza guardare. Essa ha un volto tondeggiante e i capelli lunghi, a differenza delle fisionomie tradizioni dell'arte tedesca; inoltre le sue gambe incrociate accennano a un dinamismo più marcato rispetto ad Adamo. Nell'altra tavola Adamo tiene già in mano un ramo con il frutto e, con le foglie, si copre le parti intime per il sopraggiungere della vergogna.
Nell'opera di Masaccio, i personaggi sono ritratti in una cupa disperazione, appesantiti sotto l'angelo che con la spada sguainata li espelle con volontà perentoria, con un'intensità fino ad allora inedita in pittura. I gesti sono eloquenti: mentre escono dalla porta del Paradiso (Porta dell’Eden), da dove provengono alcuni raggi divini, Adamo si copre il volto con le mani dallo sconforto e dal senso di colpa, ed Eva nasconde le nudità con vergogna e piange urlando, con una dolorosa espressione sul volto. In alto l'angelo della giustizia, con la spada, indica loro con durezza la via. Molti sono i dettagli di grande spessore, dai cappelli madidi e appiccicaticci di Adamo (sulla Terra egli va incontro alla fatica e alla sporcizia), all'impostazione della figura dell'angelo, dipinto in scorcio come se stesse piombando dall'alto.
Eva mangia la mela offerta dal serpente; immediatamente però si copre perché mangiando il frutto proibito ha conosciuto la malizia. Adamo a fianco a lei è ancora nudo perché non ha ancora mangiato la mela. Il serpente come in altri quadri simili ha preso le sembianze ingannevoli e suadenti di un piccolo e innocente bambino. La voce del male e della tentazione è sempre dolce e invitante.
La scena è ambientata nel Paradiso Terrestre, generalmente interpretata come l'attimo in cui Dio presenta Eva al cospetto di Adamo. Egli sembra infatti appena svegliato da un sonno profondo, scoprendo Dio che al suo fianco cinge la donna per un polso e dona la propria benedizione all'unione dei due.
Eva fugge castamente lo sguardo di Adamo. L'espressione di Adamo è di stupore e meraviglia, ed è forse causata da tre elementi: in primo luogo la solenne presenza al suo fianco di Dio, poi il rendersi conto che Eva è stata creata da una parte del suo corpo e ha la sua stessa natura; il terzo fattore è il bisogno di riprodursi sentito per la prima volta.
Alcuni particolari da notare:
Il quadro di Cranach è in realtà la storia di Adamo ed Eva raccolta in un’unica opera. La creazione di Adamo, in alto a destra, viene seguita dalla creazione di Eva e nel mezzo l’albero del bene e del male. A sinistra, invece, la cacciata dal Paradiso, perché Adamo ed Eva mangiando il frutto proibito hanno disobbedito a Dio e si sono poi nascosti dalla sua presenza. Al centro della scena Dio che parla con Adamo ed Eva ammonendoli di non mangiare i frutti dell’albero del bene e del male.
Chagall raffigura un Paradiso messo a soqquadro dalla colpa: uccelli con teste di caprone spiccano il volo, altri hanno la testa rivolta in basso e sono raggiunti da pesci alati usciti dal fiume. A sinistra l’albero del bene e del male. L’angelo incaricato di manifestare l’ira divina, in alto al centro de quadro, mostra ad Adamo ed Eva la via dell’esilio. Essi escono dal quadro dalla destra, come in tutte le rappresentazioni tradizionali della scena. Trasportata da un gallo rosso, simbolo di vitalità e fertilità, la coppia sembra spiccare il volo verso l’avvenire dell’umanità. La piccola maternità, in basso a destra, conferma questa visione ottimistica della colpa.
La figura di Dio è simile a quella michelangiolesca della volta della Sistina, mentre gli animali in primo piano simboleggiano: il leone e l'agnello, secondo citazioni bibliche e virgiliane, la pacifica convivenza dell'età dell'oro, mentre il cavallo che, da Geremia, simboleggia la lussuria, annuncia la fine, col peccato originale, di quella mitica era. Da notare Adamo che scarica la colpa del peccato su Eva ed Eva che la scarica sul serpente proprio come narra la Bibbia.
L’immagine illustra in quattro registri sovrapposti otto scene, ognuna delle quali è contrassegnata da iscrizioni, tratte dal Libro della Genesi e raffiguranti la Storia di Adamo ed Eva dalla Creazione di Adamo fino alla cacciata dal Paradiso terrestre. Secondo un senso di lettura che va da sinistra verso destra, in ogni singola striscia sono raffigurati due episodi. A partire dalla fascia superiore si ha: la creazione di Adamo e l’asportazione della costola del dormiente; nella seconda, la presentazione di Eva e il divieto di mangiare dell’albero della conoscenza; nel terzo registro compare il Peccato originale in due momenti: Eva prende la mela dal serpente, avvicinandosi poi ad Adamo per porgergliela; questi viene quindi chiamato da Dio, mentre Eva indica il serpente come colpevole; infine, nel quarto registro, sono raffigurati la cacciata dal Paradiso terrestre e l’inizio della vita terrena.
Nel pannello si avvicendano la storia della creazione e la nascita di Gesù “Nuovo Adamo” che ha redento il mondo dal peccato di origine. Due angeli musicanti adornano la parte superiore del primo riquadro sulla sinistra; l’immagine si ispira al passo della Genesi. Adamo è raffigurato mentre è calato da Dio Padre in un sonno profondo. La piccola figura di Eva tende le mani aperte verso il creatore. Il nome ebraico contiene un riferimento alla parola “hawwah” vita. Adamo la chiama Eva, in quanto madre di tutti i viventi. Nella Bibbia i nomi propri sono legati alle caratteristiche personali di chi li porta. Nel secondo riquadro Dio invita Adamo ed Eva a non mangiare i frutti dell’albero proibito. Adamo ed Eva sono ancora nudi perché non hanno ancora conosciuto la malizia. Nel terzo riquadro Eva mangia per prima il frutto e poi anche Adamo ne prende uno direttamente dal serpente. Nei riquadri inferiore, la storia della redenzione dal peccato di Adamo ed Eva con l’Annunciazione dell’Angelo a Maria, la nascita di Gesù e l’Epifania.