03. Un amore che fa simili a Dio
Indice sezione 4Donare la vita
Matrimonio e famiglia nel Nuovo Testamento
L’invito cristiano ad amare in modo totale e definitivo il prossimo (colui che mi sta vicino) trova nel matrimonio una delle espressioni più alte.
L’amore coniugale coinvolge la coppia nella sua totalità e la impegna ad amare nella logica del dono e della disponibilità reciproca, fino a diventare un’unica realtà ad immagine del mistero divino.
Gesù invita espressamente a vedere il matrimonio come un impegno reciproco che perdura negli anni, contro la mentalità ebraica del suo tempo che accettava comunque il divorzio.
Con autorità Gesù afferma: «L’uomo non divida quello che Dio ha congiunto» (Matteo 19, 8)
Il matrimonio cristiano guarda alla coppia e alla sessualità come un valore positivo, così come traspare dal racconto della creazione («E Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò: maschio e femmina li creò… Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona» (Genesi 1,28. 31).
L’uomo e la donna sono chiamati a continuare nel tempo la creazione stessa di Dio («Siete fecondi e moltiplicatevi»)
Il matrimonio nella teologia cattolica
La tradizione cristiana considera perciò il matrimonio un atto sacrale, basato sul dono reciproco (anche fisico) dei coniugi, sul rispetto e la mutua fedeltà così da testimoniare nel mondo l’amore stesso di Dio.
Ma lungo i secoli diverse interpretazioni del sacramento del matrimonio hanno portato le varie Chiese cristiane ad avere posizioni dottrinali e pastorali differenti.
Il matrimonio è per la Chiesa cattolica uno dei setti sacramenti, in cui gli sposi sono gli stessi ministri, chiedono a Dio la grazia per «amarsi e onorarsi l’un l’altro per tutta la vita», come promettono nel rito religioso.
Le due caratteristiche principali del matrimonio cattolico sono infatti: l’unione tra un solo uomo e una sola donna e l’indissolubilità del vincolo sacramentale (non può essere sciolto né da un'autorità esterna né dai coniugi stessi).
Secondo la dottrina cattolica l’unione sacramentale rafforza la coppia e rende i due sposi inseparabili, non solo perché formano una sola carne ("una caro"), ma perché sono uniti al progetto di Dio stesso.
Un concetto questo ripreso in molti documenti del magistero, sia del passato che recenti.
In questa visione religiosa non si può separare l’amore coniugale da quello sessuale. Il dono reciproco degli sposi, in tutte le sue componenti sia fisiche che psichiche, rimane però sempre aperto alla vita, così da partecipare alla creazione continua di Dio.
Si tratta di una fecondità personale, che non può essere identificata unicamente con la fertilità fisica. La procreazione è il frutto e il segno della mutua donazione degli sposi.
Nella visione sacramentale del matrimonio cristiano-cattolico la famiglia è quindi una piccola Chiesa che testimonia la comunione e il mistero di Dio.
In essa i figli che nasceranno non sono «proprietà dei genitori», ma frutto di un progetto più grande di loro che è quello di Dio stesso.
Generare la vita
La riflessione delle religioni sull’aborto
CRISTIANESIMO
Per la Chiesa cattolica l'aborto è un grave peccato contro la sacralità della vita. I protestanti (ma le Chiese sono molte e diverse tra loro) riconoscono nei contraccettivi il metodo migliore per frenare il ricorso all'aborto. La Chiesa ortodossa considera l'aborto un crimine.
EBRAISMO
L'aborto non è escluso in modo assoluto entro le prime quattro settimane di gravidanza. Più in là, gli aborti terapeutici devono essere autorizzati caso per caso. In caso di pericolo di vita, l'ebraismo privilegia la salvezza della madre.
ISLAM
L'aborto è sempre condannato, tranne quando la gravidanza pone in pericolo di vita la madre.
BUDDHISMO
Il buddhismo vieta assolutamente l'aborto in quanto è lo considera un atto di violenza verso una creatura vivente.
INDUISMO
In India la pratica dell'aborto è in crescita, soprattutto da quando è possibile stabilire il sesso del nascituro: la religione indù attribuisce, infatti, maggiore importanza ai figli maschi.